Browsing Category

Economia

Economia, Sanità, Sociale

IL VENETO HA RISPOSTO IN MODO EFFICIENTE ALL’EMERGENZA COVID PERCHÈ HA UN’OTTIMA RETE OSPEDALIERA E UNA BUONA SANITÀ TERRITORIALE

STRATEGIE VINCENTI E UN SISTEMA SANITARIO CHE FUNZIONA

La pandemia ci ha dimostrato che il modello sanitario veneto funziona, grazie alla forte cultura e tradizione di sanità pubblica, una rete ospedaliera organizzata e molti servizi radicati sul territorio che ci hanno permesso di avere un approccio all’emergenza diverso da altre regioni. Le scelte di politica sanitaria fatte dalla Regione in questi anni (riforma della sanità del 2016, piano socio sanitario del 2018 e schede ospedaliere) ci hanno portato sulla giusta strada e il sistema pensato e realizzato si è dimostrato efficace e pronto a reagire velocemente all’emergenza con risultati performanti. Tempestività, coraggio, idee chiare e la presenza costante del Presidente Zaia, che ha assunto la piena responsabilità di scelte delicate, hanno rappresentato una garanzia.

Anche il Financial Times ha parlato dell’ottima gestione della pandemia da parte del Veneto, preso come modello di riferimento.

L’emergenza è stata gestita interamente dai nostri ospedali pubblici

e da una diffusa presenza di servizi sanitari e socio-sanitari nel territorio che non hanno mai lasciato soli i pazienti a domicilio, gli ospiti delle Rsa e delle strutture per disabili grazie ad una forte integrazione con la medicina del territorio, il rapporto con i Medici di Medicina Generale, i servizi distrettuali, i Dipartimenti Servizio Igiene e Sanità Pubblica (Sisp). Questi enti hanno attuato le misure di isolamento e di vigilanza attiva e successivamente le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) per la gestione appropriata a domicilio dei pazienti che non necessitavano delle cure dell’ospedale.

Il Veneto è stato raccontato dai media internazionali come un modello di contenimento del virus da prendere come esempio

e la stampa internazionale, come il Financial Times e il New York Times, hanno riconosciuto con numeri alla mano che il Veneto ha limitato la diffusione del Coronavirus nonostante la vicinanza con aree critiche come la Lombardia e l’Emilia Romagna e ha guadagnato un vantaggio strategico all’interno del sistema italiano e estero, diventando un modello internazionale.

Piano di Sanità pubblica,tamponi, ospedali Covid, tecnologia, dispositivi di protezione individuale, pochi ricoveri, cure a domicilio e molto altro ancora.

Già nel mese di gennaio la Regione aveva preparato il Piano di sanità pubblica

prevedendo l’esecuzione di tamponi, la mappatura dei contagi, l’isolamento fiduciario e altre indicazioni. Questo ci ha permesso di essere pronti quando, il 21 febbraio, è stato registrato il primo caso a Vò, iniziando subito con l’esecuzione di tamponi (dopo quattro giorni ne erano già stati fatti già 6 mila).

Il Presidente Zaia si è attivato prendendo le prime decisioni, tempestive e corrette: sottoporre a tamponi gli oltre 3.000 abitanti di Vo, chiudere l’ospedale di Schiavonia, differenziare i percorsi, individuare i Covid Hospital.

Le scelte fatte per Vo’ e questo primo test a tappeto, diversamente dai protocolli dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’OMS, hanno permesso di fare scuola e scongiurare l’esplosione del contagio.

La decisione di dedicare alle persone infette ospedali ad hoc, i Covid Hospital, e isolare a casa i soggetti asintomatici o con sintomi lievi, ha permesso di non fare andare in sofferenza gli ospedali, di garantire cure a tutti e ridurre l’esposizione al rischio di contagio medici, infermieri e operatori sanitari.

Una scelta possibile grazie alla solida integrazione tra la medicina territoriale, diffusa e consolidata, e quella ospedaliera.

In modo rapido è stato avviato un percorso clinico inedito, che prevedeva l’accesso precoce ai reparti di malattie infettive e alla cure sub-intensive, con un utilizzo attento della rianimazione. Il sistema ha funzionato a Padova e da lì è stato esportato in tutti gli ospedali Covid.

I posti letto nelle terapie intensive sono stati raddoppiati in poche settimane, passando da circa 450 a circa 900, e questo ha permesso al sistema di non andare mai in crisi.

E ancora, sono state attivate le Unità speciali di Continuità Assistenziale (USCA), team composti da medici che forniscono cure e assistenza a domicilio dei pazienti Covid. Si è trattato di un’ulteriore svolta nell’approccio alla cura della malattia, permettendo il monitoraggio domiciliare dei malati Covid e del controllo dei loro eventuali conviventi, limitando così le ospedalizzazioni.

I tamponi sono stati sin da subito un elemento di forza nell’affrontare la situazione. La capacità di diagnosi dei laboratori veneti ha permesso di avere un ritmo sostenuto al punto che, a inizio maggio, per ogni caso positivo il Veneto ha fatto 22,6 tamponi, contro i 7,09 del Piemonte, gli 8,34 dell’Emilia Romagna e i 5,8 della Lombardia. Nel mese di maggio il Veneto ha analizzato circa 10 mila tamponi al giorno per un totale all’8 maggio di 420.959, poche migliaia di meno della Lombardia che ha il doppio di abitanti.

La capacità del sistema dei laboratori degli ospedali veneti non si improvvisa da un giorno all’altro,

è il frutto di una costruzione che affonda le radici negli anni e nelle scelte di politica sanitaria di riorganizzare i Dipartimenti di Prevenzione dotando ogni ospedale Hub di Laboratori di Microbiologia, condizione che ha permesso a tutti questi ospedali di processare tamponi.

Questa capacità durante l’emergenza è stata aumentata grazie a scelte veloci e appropriate, ad esempio comprando nuove attrezzature come il macchinario unico in Italia che permette da solo di analizzare fino a 9.000 tamponi al giorno.

 

Il Presidente Zaia con le mascherine
Sonia Brescacin in aula

Un grazie va a tutto il mondo sanitario che ha combattuto con professionalità, umanità, coraggio, perseveranza e capacità innovativa l’emergenza coronavirus.

Il lavoro clinico di medici ospedalieri e di medicina generale, infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici di laboratorio ha assicurato ogni giorno assistenza e cura a chi ne aveva bisogno, affrontando con grande umanità e professionalità, senza risparmiarsi, situazioni che nessuno vorrebbe vivere o vedere.

Per la gratitudine la Regione ha voluto riconoscere i grandi sacrifici stanziando 61 milioni di euro per il personale sanitario, nella piena consapevolezza che non è una cifra economica ad esaurire tutto il valore di un grazie.

Grazie a tutti i Cittadini che hanno affrontato la situazione con responsabilità nel rispetto delle limitazioni e alla solidarietà che ha aiutato il sistema sanitario pubblico e della protezione civile.

Sono emersi l’umanità della gente veneta, i valori, la sensibilità, il rispetto delle regole che caratterizza il fare veneto, quella forma mentis che ha creato, negli anni, la comunità economica e sociale che tutti conosciamo, dove quello che si fa non è solo questione di denaro, è piuttosto il risultato di un modo di agire e di pensare che è caratteristico dei veneti.  Anche la sanità veneta, messa a dura prova in questi mesi, è il frutto di questa operosità, delle competenze e delle peculiarità della gente veneta.

La collaborazione del Terzo settore, del volontariato e la Protezione civile ha completato questo sistema che dimostra come il Veneto abbia un capitale sociale che altri territori non hanno.

Le scelte di politica sanitaria pubblica e la programmazione sanitaria  

Nel 2016 il Consiglio Regionale ha approvato la riforma delle Ulss, riducendole da 21 a 9 e ha istituito l’Azienda Zero: scelte che hanno avuto l’effetto di accorciare la catena di comando e unificare i centri di spesa.

La decisione di accorpare le 3 Ulss della provincia di Treviso in un’unica Ulss provinciale (Ulss 2 Marca trevigiana) ci ha permesso di avere, durante l’epidemia, un unico centro decisionale, una regia capace e professionale, che ha organizzato tutti gli ospedali trevigiani e i distretti sanitari.

L’istituzione della governance Azienda Zero ha consentito forme di miglioramento continuo della qualità assistenziale e di snellimento delle procedure amministrative, attuando innovazioni organizzativo-gestionali per rendere più snello e gestibile il servizio sanitario. Nata per accentrare a livello regionale gli acquisti, le funzioni tecniche, etc., sgravando gli ospedali di tali compiti e permettendogli di concentrarsi sulla cura del paziente, durante l’emergenza Azienda Zero ha garantito gli acquisti di mascherine e DPI, respiratori e macchinari per tutte le Ulss della regione, per i servizi socio-sanitari e distrettuali.

Il Veneto è, ad esempio, l’unica Regione in Italia ad aver dotato tutti i suoi ospedali Hub (come Treviso) di robot chirurgici di ultimissima generazione, i Da Vinci, che potranno essere impiegati in molte specialità e aiuteranno i giovani chirurghi.

ANCHE SUL PROBLEMA DELLA CARENZA DEI MEDICI IL VENETO È STATA LA PRIMA REGIONE A TROVARE LA SOLUZIONE
La proposta a cui ho lavorato con il Presidente Zaia e la Direzione Sanità è stata la soluzione alla carenza di medici negli ospedali.
L’emendamento a mia firma, approvato all’unanimità da tutto il Consiglio Regionale durante l’approvazione del Piano socio sanitario, ha previsto che i medici in specializzazione completino l’ultimo biennio di specializzazione negli ospedali del territorio. Ciò permette loro di imparare lavorando all’interno dell’ospedale e anche di alleviare i medici dalle prestazioni meno complesse.
Il Presidente Zaia già nel 2019 ha avviato i concorsi per l’assunzione dei giovani medici, prima Regione ad individuare una soluzione concreta a tale problematica.
La soluzione del Veneto è stata presa a modello dalle altre regioni e inserita nel Patto per la Salute approvato con il Ministero mentre il Governo, durante l’emergenza Covid, ha recepito le nostre proposte portando in corsia medici non specializzati e abilitati.

IL FUTURO DELLA SANITA’

Pensando al futuro, sappiamo di essere preparati, di aver superato una prova difficile, di aver sviluppato capacità e professionalità ulteriori che ci permetteranno di affrontare la sfide che potranno arrivare, portando nel cuore le persone che purtroppo abbiamo perso a causa del virus.

È importante continuare su questa strada, migliorando ulteriormente l’organizzazione della rete ospedaliera, potenziando i dipartimenti di prevenzione, l’assistenza territoriale, adeguando il fabbisogno di risorse umane, valorizzando il personale, implementando l’assistenza farmaceutica, il sistema informativo, la sorveglianza delle strutture residenziali per non autosufficienti, e così via.

Negli ospedali i posti letto creati e i servizi attivati durante l’emergenza,

come le terapie intensive e subintensive, rappresentano un valore aggiunto da salvaguardare anche grazie ai nuovi medici assunti. Siamo convinti che il Governo debba rivedere e aumentare i parametri del Decreto ministeriale n. 70 del 2015 che ha fissato il numero di 3 posti letto ogni mille abitanti: un numero troppo basso e lo si è visto in questi mesi.

I Pronto Soccorso verranno potenziati

con interventi per separare i percorsi di accesso dei malati Covid, così come per il Suem sono in programma nuove dotazioni e organizzazione.

Per la tutela delle fragilità sociali continueremo a rafforzare il solido ponte che esiste tra le due anime del Sistema: quella Sociale e quella Sanitaria, in particolare tutto l’ambito dell’assistenza e dell’integrazione territoriale, l’attività dei Distretti quali luoghi di integrazione e cura, dei Medici di medicina generale, dei pediatri, per un’assistenza vicina al domicilio e fuori dall’ospedale, per malati con patologie croniche, multimorbilità e disabilità.

I servizi domiciliari, che già oggi danno servizio a oltre 30 mila utenti, verranno potenziati con l’Infermiere di famiglia (prevediamo di averne 441 in Veneto) che opererà in collaborazione con il Distretto e con i Medici di medicina generale sia negli ambulatori che nelle visite a domicilio. Anche le Unità speciali di continuità assistenziale (USCA), che durante l’emergenza hanno operato in collaborazione con i medici di famiglia e le Case di Riposo, verranno rafforzate: pensiamo ad estenderne l’ambito di intervento oltre che per malati Covid anche a favore della cronicità e fragilità, sulla scia di quanto prevede il Piano socio sanitario.

 

Residenze Sanitarie Assistite (Rsa), servizi residenziali e semiresidenziali per diversamente abili, centri di recupero per le tossicodipendenze, servizi per la salute mentale

sono tutti elementi essenziali del sistema sanitario e del welfare cui dare attenzione, sia in ottica di un rafforzamento della parte sanitaria che deve essere strutturata, che, in una logica di sistema, per raccordare gli interventi di natura sanitaria con quelli di natura sociale di questi presidi di tutela sociale.

Per le Rsa si prevede l’inserimento del Direttore sanitario,

una figura di garanzia, attenta agli aspetti di sanità pubblica, rivelatasi importante nell’esperienza appena passata.

L’emergenza che abbiamo vissuto ha portato anche un diverso modo di effettuare visite di controllo

e follow up: è successo allo IOV di Padova e presso l’azienda ospedaliera padovana che hanno sperimentato, con riscontro di apprezzamento da parte dei pazienti e medici, la Telemedicina.

La Regione ha quindi inserito nella programmazione sanitaria la modalità della telemedicina come sistema di erogazione dei servizi sanitari, rafforzando l’innovazione tecnologica in ambito sanitario e varcando una nuova frontiere della sanità legata alla tecnologia.

Durante l’epidemia la Regione ha assunto più di 1.000 nuove figure tra medici, infermieri e operatori socio sanitari.

Una presenza importante che continuerà a dare un apporto essenziale al servizio sanitario pubblico e che la Regione ha proposto al governo di valorizzare con strumenti contrattuali che riconoscano il lavoro e l’impegno di questi professionisti. Intendiamo ulteriormente rafforzare il sistema con nuove assunzioni a cominciare dai 600 infermieri in arrivo dalla scuola per le professioni infermieristiche ad ottobre.

Molti progetti sono in corso nei vari ospedali della provincia:

a Conegliano con la realizzazione del nuovo polo che ospiterà l’area Critica, Medica, Diagnostica e Materno-infantile; a Vittorio Veneto con il potenziamento delle specialità ivi presenti e la messa a norma sismica e antincendio; a Oderzo con la conferma delle attività presenti e l’incremento della protesica; a Motta di Livenza con ORAS, il centro riabilitativo di alta specializzazione e di riferimento a livello regionale.

A Treviso sta crescendo la Città della Salute,

un ospedale rinnovato da 600 posto letto con nuovi spazi, servizi e il grande progetto per l’attivazione di un Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia da parte dell’Università degli Studi di Padova, nelle sedi dell’azienda Ulss 2 Marca Trevigiana, con la creazione di un polo di alta formazione medica, che contribuisce a risolvere il problema della carenza di medici. Un intero corsi di studi articolato in 6 anni accademici per 360 studenti che qualificherà ulteriormente il sistema sanitario locale.

La buona sanità di tutti i giorni si è dimostrata efficiente.

Il Veneto ha risposto in modo positivo all’emergenza perché ha una eccellente rete ospedaliera e una buona sanità territoriale.

 

Luca Zaia e Sonia Brescacin presso l’ospedale di Conegliano.

Economia, Sanità, Sociale

L’AUTONOMIA È PRIMA DI TUTTO UNA QUESTIONE DI EQUITÀ E SALUTE

Il Veneto ha i conti in regola ed è l’unica regione tax free che non applica ai contribuenti  l’addizionale regionale Irpef e i super ticket in Sanità. Una scelta che fa risparmiare ai cittadini circa 1 miliardo e 219 milioni di euro l’anno. Soldi che non entrano nel bilancio della Regione, ma restano nelle tasche dei cittadini. Si tratta di una decisione presa per favorire infatti il massimo recupero in efficienza ed efficacia, perseguendo razionalizzazione e buona gestione della spesa pubblica, piuttosto che gravare sui cittadini e sulle imprese.

Tra il 2010 e il 2020 il Veneto ha subito tagli da parte dello Stato per 34 miliardi:

Negli ultimi 10 anni lo Stato ha massacrato il servizio sanitario nazionale: mentre l’Occidente destina l’8-9% del Pil alla sanità, l’Italia ha ridotto le risorse finanziarie sino ad arrivare al 6,5%, un ritorno ai livelli degli anni Novanta.

Per questo abbiamo assistito alla riduzione obbligata dei posti letto ospedalieri portata a 3 per mille abitanti (la più bassa d’Europa), al blocco decennale degli stipendi ai medici in fuga dal servizio pubblico, alla carenza di infermieri, all’insufficienza delle borse di studio per laureati specializzandi.

Il Veneto ha dovuto lavorare con le regole imposte dallo Stato, con un bilancio regionale che a causa dei tagli statali è stato ridotto di 34 miliardi dal 2010 ad oggi.

Emergenza Covid FASE 2: ripresa dell’economia

Nella Fase 2 i limiti di una gestione centrale hanno dimostrato di frustrare le legittime aspettative del mondo economico e di non essere in grado di dare le risposte appropriate per qualità e tempi, di non avere chiaro come sono organizzate le nostre imprese e di non essere consapevoli che imprenditori e collaboratori hanno la capacità di organizzarsi per conciliare tutela della salute e processi lavorativi.

Allo stesso modo i ritardi negli interventi di sostegno al reddito hanno dimostrato la farraginosità del sistema burocratico centrale e l’incapacità della politica di governare questi settori strategici.

Emerge sempre di più la necessità di riconoscere alle Regioni la possibilità di applicare, nei loro territori, le regole, i modelli e le sensibilità di approccio che meglio rispondono alle esigenze specifiche del territorio, meno stringenti e meno rigide di quelle previste a livello nazionale e, soprattutto, più vicine alla realtà su cui si agisce, una realtà che parte dal confronto e dalla collaborazione.

Confermiamo così “sul campo” la necessità di maggiore autonomia per garantire una programmazione certa delle risorse e una ripartizione più equilibrata ed equa nel territorio nazionale.

Da non dimenticare

Il Partito Democratico è il partito che ci ha vietato di fare il referendum, impugnando davanti alla Corte Costituzionale la legge veneta sul referendum. Da lì sono trascorsi 13 mesi e alla fine la Corte Costituzionale ha dato ragione a noi. Noi Veneti abbiamo potuto votare il 22 ottobre 2017 perché abbiamo vinto una causa contro il Governo targato PD. Dopo aver perso davanti alla Corte Costituzionale ci hanno presentato altri 3 ricorsi al Tar; dopodiché, non ancora contenti, hanno vietato ai Veneti di utilizzare la tessera elettorale per andare a votare. Subito dopo il voto del 22 ottobre 2017 il Governatore Zaia ha inviato una proposta di legge di 68 articoli al Governo, che rappresenta “il quadro per l’intesa” e poteva essere firmata, ma il Conte bis non sta producendo nulla.
I Cinque Stelle stanno continuando a temporeggiare e rimandare fino al momento propizio per insabbiare la riforma chiesta dai governatori dei territori virtuosi del Nord, volontà peraltro esplicitata dalla dichiarazioni del Ministro Provenzano che ha affermato che l’autonomia del Veneto è stata fermata dalla Lezzi, aggiungendo che aveva fatto bene. Con noi il progetto dell’Autonomia verrà realizzato, perché quando puntiamo a un risultato lo otteniamo, così come è avvenuto per le Olimpiadi 2026, le colline del Prosecco Unesco e lo sblocco della Pedemontana. Indietro non si torna, i Veneti sono stati eccezionali votando il referendum e quello sarà la spada di Damocle per qualsiasi governo. Siamo partiti da soli e oggi sono 17 le Regioni su 20 che vogliono l’autonomia.

UNA BATTUTA SERIA: se avessimo dovuto aspettare le mascherine da Roma saremmo ancora senza. Siamo fortunati ad essere nati in una regione come il Veneto, che cura tutti e bene. Il nostro modello funziona. Non vogliamo essere curati da Roma, oggi, ancora di più, vogliamo maggiore autonomia.

Economia, Sanità, Sociale

COMUNITÀ INCLUSIVE, DOVE MINORI O ANZIANI, DISABILI O POVERI, NON SIANO LASCIATI SOLI

Il lockdown ha fatto emergere la realtà di molti anziani che non avendo necessità manifestate non erano seguiti dai servizi. Anche a questi durante la fase acuta della pandemia, enti e associazioni hanno saputo dare risposte concrete, cogliendone i bisogni.

Il buon cammino continua: si rinnoveranno le politiche regionali e i Piani di zona dei Comuni a favore dei servizi residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili, di tossicodipendenza, di salute mentale e in generale i servizi socio-sanitari territoriali. Tutte esperienze queste che guideranno la programmazione di nuovi servizi sociali e iniziative che, anche nell’ambito delle politiche per la Famiglia, facciano sentire che l’Istituzione pubblica è presente.

Il sostegno alla genitorialità è questione economica, ma ancor di più una visione culturale, i figli sono il vero patrimonio sociale di una comunità.

La Regione Veneto nel 2019 ha approvato le linee guida dei piani di zona dei servizi sociali e socio-sanitari 2020-2022

che individuano le 6 aree di intervento per la pianificazione territoriale dei servizi sociali:

  • famiglia e minori
  • anziani
  • disabili
  • dipendenze
  • salute mentale
  • povertà e inclusione sociale (novità rispetto alle precedenti programmazioni).

Problemi complessi come l’invecchiamento, le difficoltà delle famiglie, le dipendenze e la salute mentale richiedono piani di intervento mirati, in linea con la programmazione regionale e che facilitino processi di inclusione, aggregazione e partecipazione. Obiettivi e risorse per attuare misure di:
sostegno al reddito e di contrasto alla povertà

  • permanenza a domicilio dei non autosufficienti
  • sostegno ai minori e agli adolescenti in condizioni di disagio
  • interventi per conciliare i tempi di vita e di lavoro in aiuto alle famiglie
  • contrasto alle varie forme di dipendenza
  • integrazione delle persone più fragili e dei migranti.
Festa delle Tradizioni

 

Adulti Disabili

In questi anni, le strutture semiresidenziali e residenziali sono state potenziate con maggiori risorse da un lato per garantire la sostenibilità della gestione dei servizi e dall’altro, con il bilancio 2020, per aumentare la disponibilità di posti.

Un nuovo sostegno per le famiglie dei disabili è stato avviato all’inizio di quest’anno in via sperimentale nelle comunità alloggio per disabili che metteranno a disposizione un posto in più per ospitalità di emergenza o per periodi programmati di durata limitata, andando così incontro alla famiglia che assiste il congiunto disabile.
Per sviluppare il “Dopo di Noi”, ovvero iniziative di autonomia abitativa e occupazionale per le persone con gravi disabilità prive del sostegno della famiglia e delle reti parentali, negli ultimi 3 anni sono state avviate nuove progettualità che mirano a promuovere nel territorio progetti di rete che coinvolgano servizi pubblici e associazionismo privato, famiglie e comuni.

Anziani non autosufficienti

Negli ultimi cinque anni la Regione ha aumentato le risorse destinate ai servizi residenziali per i non autosufficienti che sono cresciute di 32 milioni di euro, corrispondenti a circa 1.800 posti in più, l’equivalente di 15 “RSA” (case di riposo) da 120 posti.
Questo serve anche a preparare il processo di riforma della RSA con l’obiettivo di ridefinire il sistema dell’assistenza residenziale per chi non è più in grado di vivere autonomamente. In tal senso, il Bilancio 2020, già approvato, prevede una spesa di 25 milioni di euro in più rispetto al 2019 da destinare prioritariamente per i servizi residenziali per anziani.
Altri servizi per anziani sono:

  • Assegni di domiciliarità per chi è assistito a casa.
  •  Progetti di vita indipendente
  • Servizio di telesoccorso/telecontrollo.
  •  Ricoveri temporanei di sollievo a sostegno delle famiglie dei malati di SLA.
  • Assistenza agli ex degenti degli ospedali psichiatrici.

Fondo di rotazione per interventi alle strutture per anziani

Negli anni sono stati messi a disposizione oltre 30 milioni di euro per adeguare e ammodernare le strutture per anziani.

Sanità senza barriere per i non udenti e assistenza scolastica per 1.000 allievi con problemi sensoriali

Nel 2018 il Consiglio Regionale ha approvato una tra le leggi più avanzate in Italia per l’inclusione sociale delle persone con disabilità sensoriale e per l’adozione della Lingua dei Segni (LIS) nei servizi pubblici sanitari, scolastici e media televisivi.
L’assistenza scolastica, inoltre, interessa circa 1.000 studenti seguiti da mediatori esperti nel linguaggio dei segni, dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori, per un totale di 314 mila ore di accompagnamento scolastico.

 

Con i rappresentanti dell’ENS Ente Nazionale Sordi di Treviso.

Invecchiamento Attivo  

Promuovere una nuova cultura della “terza età” è stato l’obiettivo della nuova legge approvata dal Consiglio Regionale che affronta la dinamica demografica con un diverso approccio.
Gli anziani sono sempre più una risorsa e non un “problema”. In una regione come il Veneto dove l’aspettativa di vita media è di oltre 84 anni e dove, entro il 2030, un quarto della popolazione avrà più di 65 anni e ci saranno 200 anziani ogni 100 giovani, dare valore all’apporto sociale e comunitario della terza e della quarta età consentirà di cogliere le energie positive di cittadini attivi, detentori di conoscenze, abilità e risorse sociali e culturali per l’intera società.
Investiremo in occasioni formative, progetti di comunità e rimborsi spese agli ‘over 65’ che si impegneranno in attività di utilità sociale, come “nonni vigile”, guide ambientali e culturali, accompagnatori di disabili o persone in difficoltà, animatori di turismo sociale, promotori di reti di volontariato e di vicinato; tutte iniziative all’insegna della sostenibilità e dell’inclusione sociale.

PROGETTO STACCO (Servizio Trasporto e Accompagnamento): si tratta di un servizio di trasporto per persone non autosufficienti, anziane, disabili o con difficoltà di reddito, sostenuto da volontari che garantiscono il servizio di accompagnamento “a chiamata” per visite mediche, terapie, pratiche burocratiche.
La Regione contribuisce alle spese vive di carburante e manutenzione dei mezzi, a tutto il resto pensano i volontari e le loro associazioni.
In Provincia di Treviso il Progetto è sviluppato dal Volontarinsieme–CSV Treviso e della rete fanno parte, tra gli altri:

  • Amici del Centro sociale Piazzoni Parravicini – Vittorio Veneto
  •     La Fonte – Fontanelle
  •     Il Nettuno – Conegliano
  •     Filo d’argento – Vittorio Veneto
  • Con.t.e.a. – Conegliano
  •     Ass. Pensionati Anziani e Volontariato  San Fior

…e tanti altri volontari.

 

Dipendenza da cellulare,

insulti, umiliazioni e violenze rappresentano il bullismo nella sua versione cibernetica, tramite chat, web e social. Situazioni sempre più presenti in Veneto nell’esperienza di vita di bambini, ragazzi, adolescenti e giovani. La Regione Veneto ha avviato azioni per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo per aiutare a prevenire, a educare al rispetto dell’altro e per assicurare a tutti i bambini e i ragazzi il diritto di crescere e di essere sé stessi, senza il rischio di subire condizionamenti e vessazioni da parte di compagni violenti.

Approvata la legge che offre ai genitori aiuti concreti alla famiglia per la crescita dei figli

In questi due lunghi mesi di lockdown le famiglie si sono rivelate ancora di più centro fondamentale della nostra società: con le scuole chiuse, i genitori hanno dovuto fare sacrifici enormi per il bene dei propri figli, dedicando loro tempo, energie e denaro. In un momento come questo, quindi, l’approvazione della nuova legge per la famiglia assume un valore ancora più importante: la famiglia sarà accompagnata in ogni passo e ai genitori verrà offerto aiuto economico e pratico, con servizi idonei che li aiuteranno nella gestione del loro piccolo mondo.
La nuova legge promuove un sostegno per le famiglie che, così, non verranno mai lasciate sole ad affrontare le difficoltà. I bambini vengono seguiti passo passo, da prima ancora della nascita: è infatti istituito un assegno prenatale per fronteggiare i costi legati alla gravidanza e ai primi mesi di vita. Viene inoltre avviato in forma sperimentale, il progetto “Nidi Gratis”, per azzerare le rette di frequenza.
Tra le molte novità, vengono individuate apposite premialità nei bandi per l’assegnazione di contributi a favore di progetti per la conciliazione lavoro-famiglia. Sono inoltre istituiti fondi per i minori orfani di uno o entrambi i genitori, così come per famiglie monoparentali o con genitori separati o divorziati in difficoltà economica, e per i Comuni che attiveranno progetti verso le famiglie con parti trigemellari o con più di 4 figli.

Corsa in Rosa
Fiera di Godega
Presidente Zaia - Festa di Comunità, Orsago
La Nostra Famiglia
Economia, Sociale

SICUREZZA IN PRIMO PIANO

La Regione è impegnata a sostenere “progetti integrati” presentati dagli enti locali al fine di elevare gli standard di sicurezza e di prevenzione nei territori. In particolare, concorre al finanziamento di sistemi tecnologici avanzati di telesorveglianza e incentivando servizi informatici per la sicurezza, la connessione con le centrali operative delle Forze di Polizia. Contribuisce inoltre all’adeguamento tecnologico e tecnico/strumentale delle Polizie Locali, anche attraverso l’acquisto di mezzi mobili e dotazioni radio compatibili con la rete radio regionale.

Sicurezza e polizia locale sono tematiche che stanno a cuore al territorio, alla Regione e ai Sindaci.

L’esigenza di essere tutelati dalle aggressioni a persone e patrimoni porta gli enti competenti ad attivare efficaci strumenti di prevenzione contro la criminalità e a tutela degli abitati; in tal senso l’incremento delle telecamere e il potenziamento del controllo di vicinato non rappresentano azioni isolate, ma rientrano in una strategia più complessiva che Regione e Comuni attuano in collaborazione con la Prefettura e le Forze dell’ordine.

Il controllo di vicinato,

sempre più diffuso nei comuni della Marca Trevigiana, funziona come testimoniano le molteplici segnalazioni che arrivano alle forze dell’ordine da parte di commercianti e cittadini che, accorgendosi di persone non note o veicoli sospetti, permettono l’intervento delle forze dell’ordine. Si tratta di uno strumento che presuppone la partecipazione attiva dei cittadini in cooperazione con le forze dell’ordine per promuovere la sicurezza urbana e la solidarietà tra i cittadini.

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la nuova legge in materia di Polizia locale e sicurezza urbana,

un nuovo strumento normativo per rafforzare il proprio sistema di sicurezza del territorio con importanti elementi di novità e di semplificazione alla luce della nuova normativa nazionale.

I punti focali della nuova idea poggiano sull’organizzazione territoriale e funzionale della polizia locale, su politiche per la formazione, il coinvolgimento e il confronto istituzionale e sul sistema regionale di politiche integrate per la sicurezza, potenziando in questo modo gli strumenti operativi, gli organici e la professionalità della polizia locale.

Violenza contro le donne

In questi ultimi anni è stato fatto un grande lavoro di squadra per affrontare quello che non è solo un problema sanitario, ma un problema sociale (lo si è purtroppo riscontrato anche durante il lockdown).

oggi in Veneto sono attive 44 strutture antiviolenza, tra sportelli di ascolto, centri antiviolenza e case rifugi (in pratica una ogni 53 mila donne residenti).

Oltre a sostenere i centri antiviolenza la Regione ha provveduto con 109 corsi a formare oltre 3300 operatori di pronto soccorso (medici, infermieri, ostetriche, pediatri, ginecologi ma anche medici di base, farmacisti, assistenti sociali, psicologi) perché ospedali, ambulatori e presidi sanitari sono la prima ‘sentinella’ per intercettare abusi e violenze e per aiutare le donne a diventarne consapevoli e ad avere il coraggio di autotutelarsi.

Nel 2018 questi servizi hanno incontrato e ascoltato 8464 donne, quasi il doppio del 2017, e hanno preso in carico 3256 donne, 150 in più del 2018. La rete delle strutture antiviolenza in Veneto nel 2018 ha ricevuto una segnalazione o richiesta di aiuto ogni 300 donne residenti e ha preso in carico una vittima ogni 770 donne residenti.

Casa Goffredo Parise

Economia, Sociale, Turismo

LA REGIONE NEL FAR RIPARTIRE L’ECONOMIA

Il Covid ha colpito una potenza economica come il Veneto che conta (dati 2019) oltre 30 mila imprese (il 97% con meno di 10 dipendenti), un PIL di oltre 160 mld, un export di quasi 62 mld, il tasso di disoccupazione più basso d’Italia ed è la prima regione turistica con 70 mln di presenze e 17 mld di fatturato. Affronteremo i mesi a venire con la concretezza che ha guidato la Fase 2 e che ha permesso a molte attività produttive di riaprire, in sicurezza e in anticipo rispetto al resto del Paese. Realismo e salute sono il motore che ci guida in un rinnovato rapporto di fiducia tra imprese, istituzioni e territorio.

Lavoro di squadra del commercio

per non disperdere il valore dei piccoli negozi sotto casa o dei centri storici dei comuni: sono loro che in questi mesi hanno mantenuto vivo il tessuto sociale, offerto l’opportunità di certificare la filiera dei prodotti locali e favorito l’instaurazione di un rapporto stretto con i consumatori.

Ristorazione e accoglienza

hanno subito il colpo più duro ma già in questa terza fase stanno dimostrando una forza straordinaria di riavvio, mettendo in campo la sicurezza con la qualità dell’offerta di sempre.
Più che mai oggi è indispensabile semplificare e razionalizzare quel labirinto di procedure burocratiche, bandi e circolari che fa perdere tempo, entusiasmo e opportunità. Ora abbiamo l’opportunità di ripartire ri-liberando la capacità imprenditoriale tipica del modello veneto, fatto di tante piccole e medie imprese altamente specializzate e innovative.
La progettazione della Regione Veneto per l’impresa è sempre stata all’avanguardia, ma in questa fase di necessità di accelerare lo sviluppo le azioni programmate sono più che mai utili per far ripartire la nostra economia.

Piccole imprese che insieme sviluppano ricerca, tecnologia e innovazione

Nel 2017 la Regione ha approvato il nuovo Piano di Sviluppo Industriale su misura per il Veneto e avviato politiche innovative che favoriscono la collaborazione tra imprese e Università. I principali strumenti di sostegno alle imprese per la crescita del nostro sistema produttivo regionale sono le “Reti Innovative Regionali”, le “Aggregazioni di imprese” e i “Distretti industriali”.

Reti innovative regionali

Per “Reti Innovative d’impresa” si intendono aggregazioni tra imprese e soggetti pubblici e privati che permettono anche alle Piccole Medie Imprese di fare ricerca e innovazione. Ad oggi sono state riconosciute circa 17 Reti Innovative Regionali che coinvolgono oltre 300 imprese e i principali centri di ricerca. La Regione ha finanziato progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale con oltre 70 mln di euro nel 2019.

Aggregazioni di imprese per fare ricerca e sviluppo

Costituiscono aggregazioni almeno 3 imprese che si riuniscono per realizzare un progetto strategico comune negli ambiti della ricerca industriale e sviluppo sperimentale, anche in collaborazione con un ente di ricerca. Nel corso del 2019 sono stati destinati oltre 10 mln di euro per questo settore.

Imprenditoria femminile

Le imprenditrici donna in Veneto sono il 27,3%, 185.770 su un totale di 679.398 imprenditori. A Treviso sono 34.623, pari al 27,4%. In Veneto, le imprese al femminile o imprese individuali di sesso femminile nel 2018 risultavano 88.322, pari al 20,4%.

A questo settore sono stati destinati nel 2019 finanziamenti a fondo perduto per oltre 7 milioni di euro.

Anche le imprese del terziario cambiano.

Già prima del Covid hanno iniziato ad utilizzare lo “smart working”, il lavoro da casa, e in questa emergenza lo hanno avviato velocemente continuando perciò ad offrire tutti i servizi necessari alle urgenze delle imprese manifatturiere.
Con la trasformazione del terziario, Politica, Associazioni imprenditoriali, Sigle sindacali e Amministrazioni comunali sono oggi chiamate a guidare i processi delle trasformazioni in atto, caratterizzate da stili di consumo che cambiano (per comprare oggi “basta un clic”), diversi modi di abitare, un nuovo necessario equilibrio tra centro storico, borghi e periferie.
Dopo la ripartenza prioritario per lo sviluppo del settore emerge, per commercio e turismo, il contrasto alla concorrenza sleale, all’abusivismo; per il settore dei servizi la possibilità di accedere a contributi locali, regionali e nazionali.

I distretti del commercio

I Distretti del Commercio consentono di mettere in rete non solo i commercianti, ma anche i Comuni e le associazioni di categoria, attraverso un accordo pubblico-privato al fine di realizzare interventi e opere a vantaggio di tutte le attività economiche del territorio. Lo scopo è favorire lo sviluppo dell’economia locale, attenta alle tradizioni e alla tutela del consumatore, mantenendo la presenza del commercio nei centri cittadini perché questi rappresentano anche presidi di legalità e sicurezza e quindi di qualità di vita.

La Regione ha identificato Conegliano quale Distretto del Commercio, col nome di “Città bella e vivibile”, riconoscimento che ci permette di accedere a contributi regionali ed europei. Nel 2019 la Regione ha finanziato i progetti per il rilancio del commercio e dei centri urbani di Treviso, Conegliano, Motta di Livenza, Montebelluna, Oderzo e Castelfranco, con oltre 1 mln di euro, generando investimenti per oltre 2,6 mln di euro.

Agricoltura

Nei mesi dell’emergenza i lavoratori della terra hanno garantito cibi e alimenti. Molti hanno apprezzato la qualità delle produzioni del territorio, frutto di sacrificio, saperi, sicurezza alimentare e sanitaria. Qualcuno ha scoperto che le nostre campagne e colline sono curate come giardini, paesaggi piacevoli da guardare e da vivere appena liberati dal lockdown.
È importante sostenere le produzioni di qualità del nostro territorio perché oltre ad essere buone e a km zero sono assolutamente garantite da certificazioni e protocolli per la sicurezza alimentare, non sempre questo è riscontrabile nel resto dell’Europa.

Economia, Lifestyle, Sociale

ECCELLENZE VENETE ANCHE NELLO SPORT

I risvolti positivi sulla salute, sull’occupazione, sulla crescita economica e sullo sviluppo complessivo della società veneta

Tradizionalmente sviluppatosi come attività sportiva agonistica, sempre più lo sport viene praticato come semplice attività fisica nel tempo libero, come momento di svago e come fonte di benessere fisico.

Carta etica dello sport

Il Consiglio Regionale nel 2017 ha approvato la Carta Etica dello sport veneto, secondo la quale si incoraggia il rispetto per gli avversari oltre che per se stessi, il rifiuto di ogni forma di discriminazione nell’esercizio dell’attività motoria e sportiva, l’adozione di sani stili di vita, l’opposizione all’utilizzo di mezzi illeciti e scorretti.

Finanziamenti per impianti sportivi

Ogni anno vengono finanziati interventi finalizzati al miglioramento del patrimonio impiantistico sportivo regionale, in particolare a favore dei Comuni che possono accedere a contributi per realizzare lavori di adeguamento, completamento e riqualificazione degli impianti comunali.

Contributi per manifestazioni sportive

Grande attenzione è posta alla pratica sportiva vera e propria anche mediante l’assegnazione di contributi per sostenere l’organizzazione di manifestazioni sportive e promuoverne la pratica tra i cittadini. L’interesse si estende anche attraverso specifici programmi di promozione dello sport nelle scuole in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, il CONI, e tutti gli altri enti competenti.

Diritto allo sport, anche agonistico, per tutti

Inoltre, la Regione assicura il proprio sostegno a favore degli atleti diversamente abili con azioni rivolte alla più ampia partecipazione a manifestazioni sportive e ad eventi specifici.

Economia dello sport

I dati sulle spese delle famiglie forniti dall’Istat ci dicono che la spesa delle famiglie venete per lo sport è di circa 500 milioni di euro all’anno, pari allo 0,3% della spesa totale, e comprende i costi per praticare attività sportive, acquistare attrezzature e accessori per lo sport e partecipare a eventi sportivi.

Imprese ed export

Per quanto riguarda la produzione e la vendita di prodotti sportivi, sono attive in Veneto circa 3.000 aziende che generano un indotto di circa 2 miliardi di euro, pari allo 0,7% dei ricavi totali in regione. Il volume delle esportazioni è di circa 1 miliardo che, se confrontato con il valore di 650 milioni delle importazioni, dà una saldo di circa 350 milioni di euro.
Il turismo sportivo rappresenta circa il 15% delle vacanze per piacere e svago, con una spesa media giornaliera pro capite per il soggiorno superiore a quella per vacanze generiche.
Lo sport, però, non fa bene solo alla salute o alla forma fisica, ma anche all’economia. Basti pensare alla crescita delle imprese del settore negli ultimi cinque anni. Nella sola provincia di Treviso nel terzo trimestre del 2018 erano 475 le imprese sportive attive, in aumento del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2017 e del 19,9% rispetto al 2013.

Tanto sport in provincia di Treviso

La provincia di Treviso ha ospitato eventi e gare di livello nazionale e internazionale, anche grazie all’attività di numerose associazioni sportive locali che operano a favore dello sport giovanile, dei grandi eventi e della pratica agonistica e amatoriale.
Con riferimento allo sport come strumento di tutela della salute, la Regione ha attivato una serie di monitoraggi su campioni di popolazione, sia in età scolare che nella maggiore età, al fine di valutare il livello di sedentarietà e le sue caratteristiche nella popolazione.

I risultati del lavoro delle scuole, dei comuni e associazioni

Nella pubblicazione della Regione Veneto “Lo Sport nel Veneto – Un’indagine a 360°” Anno 2019 evidenzia che in Veneto il 14% dei bambini risulta non attivo contro il 18% della media nazionale, il 42% fa almeno un’ora di attività sportiva strutturata per due giorni a settimana (contro una media del 34% a livello nazionale).
Solo il 20% ha la TV in camera contro il 44% nazionale, il 33% guarda la TV o gioca ai videogiochi per più di 2 ore al giorno contro il 41% nazionale; 1 bambino su 4 (24%) va scuola a piedi o bicicletta contro circa 1 su 3 (27%) in Italia.
Complimenti alla nostra gente.

Economia, Sociale, Turismo

Uno sguardo verso il futuro: le Olimpiadi invernali Cortina 2026

Le Olimpiadi saranno una straordinaria occasione di promozione del territorio, sia dal punto di vista turistico che sportivo. Un territorio, quello veneto, che si propone anche come strumento per il rilancio sociale ed economico di un area martoriata da calamità naturali. Sarà un evento che cambierà il Veneto: sostenibile, rispettoso dell’ambiente, dai costi  contenuti, che si svilupperà come naturale prosecuzione dei mondiali di sci di Cortina 2021.

 
 

Saremo pronti con tutto per i mondiali di sci alpino di Cortina 2021 e per le Olimpiadi 2026

Nel Bilancio 2020-2022 la Regione Veneto ha già stanziato le quote di finanziamento degli investimenti e dei primi tre anni di garanzie economiche richieste dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per i Giochi invernali Milano-Cortina, per un totale complessivo di 212 milioni di euro che verranno destinati alle Olimpiadi. Cifre impegnative ma necessarie per   accompagnare il “rinascimento” della montagna veneta attraverso le opere pubbliche e  l’ammodernamento delle strutture.
In vista dei mondiali di sci alpino di Cortina 2021 e delle Olimpiadi 2026 stiamo realizzando importanti investimenti. Tutte le risorse che verranno messe a disposizione saranno investite sul territorio e,

una volta conclusi i giochi,

le strutture saranno a disposizione dei cittadini, a favore delle generazioni future, grazie a infrastrutture moderne e servizi innovativi e flessibili.

I VANTAGGI DELLE OLIMPIADI E PARAOLIMPIADI INVERNALI

INFRASTUTTURE, VIABILITÀ, ACCOGLIENZA E IMMAGINE MONDIALE

Si tratta di un investimento straordinario che tre eccellenti università hanno certificato essere un  eccezionale fattore di sviluppo economico in grado di incrementare il Pil in modo notevole sin da subito.
Lo sport si riconferma, quindi, come strumento di crescita del Paese: i Giochi saranno una grandissima opportunità per creare la cosiddetta “Generazione 2026”. Ogni persona nata dopo il 2010, infatti:
• praticherà regolarmente sport;
• riciclerà ¾ dei rifiuti prodotti
• userà solamente mezzi di trasporto sostenibili;
• vedrà lo sport come tramite per conoscere diverse culture;
• crescerà in una città “globale”.
L’Università La Sapienza ha stimato un incremento medio del PIL sul sistema Italia di 350 milioni di euro annuali nel periodo 2020-2028 e un PIL cumulativo aggiuntivo generato dall’evento olimpico di 2.300 milioni di euro al 2028.

Sul fronte dell’occupazione ha stimato un aumento medio di 5.500 unità di lavoro a tempo pieno ed entrate fiscali (dirette e indirette) cumulate dalle amministrazioni centrali di 600 milioni di euro al 2028.

Flussi turistici

L’Università Ca’ Foscari ha invece prodotto una stima sull’impatto del flusso turistico in Veneto e nelle Province autonome di Trento e Bolzano che si può così riassumere:
• Atleti in arrivo: 1.481
• Accompagnatori: 1.250
• Host: 6.187
• Marketing partners: 3.610
• Media & Press: 9652
• Forza lavoro (per numero di addetti coinvolti): 18.750
• Turisti attratti extra Olimpiadi: 365.753
• Federazioni internazionali: 759
• Stima biglietti Olimpiadi venduti: 1.015.980
• Spettatori unici: 507.990 (di cui 45% provenienti dall’estero)
• Stima biglietti Paraolimpiadi venduti: 160.000

Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi Invernali 2026 dal 6 al 22 febbraio e le Paralimpiadi dal 6 al 15 marzo. Si gareggerà, inoltre, anche in Valtellina, in Val di Fiemme e in Alto Adige. La cerimonia di apertura avrà luogo in contemporanea sia a San Siro sia a Cortina per permettere a tutti di vivere l’esperienza del via delle Olimpiadi.

Cultura, Economia, News, Sociale

Come verrà valorizzato il riconoscimento UNESCO

Una chance di far conoscere al mondo il meglio del made in Italy: il made del Veneto. Valorizziamo l’iscrizione Unesco assicurando la conservazione dei valori del sito, promuovendo un turismo di qualità.

Gastronomia, eccellenze industriali, artigianato e servizi

Non solo mondo agricolo. Esistono eccellenze dal punto di vista industriale manifatturiero: acciaio, legno, tessile e prodotti per l’edilizia. Aziende che frequentano i mercati in ogni parte del mondo e che possono con orgoglio passare dal “near Venice” a “colline patrimonio dell’Umanità”. Dentro a questo racconto culturale, storico e ambientale c’è una reputazione di innovazione e di bellezza che ci rappresenta con serietà e vivacità. Spumeggiante, per così dire.
E l’artigianato? È il nostro modello più riuscito. Piccole e microimprese ad alto contenuto artistico o tecnologico e fornitori di servizi alla persona.

La nuova legge Regionale sull’Artigianato

Votata all’unanimità in Consiglio Regionale, questa legge porta con sé un’innovazione, ossia il riconoscimento della figura del Maestro Artigiano, un titolo che da oggi può essere spendibile per l’imprenditore artigiano.

Offerta formativa specialistica di alto profilo

Motivo di orgoglio è dato dalla formazione ad hoc fornita dai Centri di Formazione professionale e dai percorsi di formazione terziaria degli Istituti Tecnici Superiori del Turismo. Nell’anno scolastico 2016/2017 circa il 13% degli studenti era iscritto alle scuole superiori a indirizzo turistico. Nello stesso anno accademico, nell’Ateneo di Padova erano attivi tre corsi di laurea di primo livello in Progettazione e gestione del turismo culturale, in Storia e tutela dei beni artistici e musicali e in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione. Anche Ca’ Foscari a Venezia ha attivato due corsi, uno orientato alla conservazione al restauro e l’altro alla gestione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale. Completano l’offerta formativa i master di primo e secondo livello.

Per l’anno 2018/2019 Padova offre il master in “Design dell’offerta turistica”, mentre Ca’ Foscari in “Cultura del cibo e del vino” al fine di promuovere l’eccellenza “Made in Italy” e “Economia e gestione del turismo”. Conegliano è sede della prima Scuola enologica d’Italia costituita nel 1876 dall’intuizione di Antonio Carpenè. La Facoltà di Agraria di Padova ha sviluppato negli anni l’offerta didattica, scientifica e di ricerca nel campo viticolo ed enologico del Campus di Conegliano.

Oggi questi giovani hanno maggiori opportunità di svillupare nel loro territorio le loro competenze. Potranno fare esperienze internazionali e riportare conoscenze, saperi ed esperienze nella propria terra.

 

Formazione terziaria professionalizzante

In alternativa all’università, dopo la scuola superiore è possibile proseguire attraverso gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), scuole ad alta specializzazione tecnologica chiamate anche Academy, nate per rispondere all’esigenza delle imprese di avere figure specializzate che posseggano nuove e più raffinate competenze operative e tecnologiche. In Veneto circa l’82,5% dei diplomati nelle Academy per “super tecnici” ha trovato occupazione entro 1 anno, con punte che superano anche il 90% nell’indirizzo del turismo. Buon per loro e per le aziende che ne avevano assoluto bisogno!

 

Startup

Sono state avviate startup per incoming turistico, strettamente connesse allo sviluppo turistico, formativo ed educativo. Si apriranno nuove opportunità per chi vuole realizzare il proprio sogno in un settore in forte crescita come quello della ristorazione e per le piccole attività, quali negozi di artigianato e prodotti locali, che rappresenteranno una grande opportunità per valorizzare il territorio con prodotti culturali propri. In quest’area anche i centri storici delle nostre cittadine, che tendono a soffrire la chiusura di attività commerciale, possono ritrovare una nuova rivitalizzazione e una propria identità.

 

Formazione per le guide e le “cicloguide”

Verrà fornita anche la formazione per le guide e verranno elaborati progetti ad hoc per sviluppare una vera e propria cultura dell’accoglienza (in provincia di Treviso nel 2017 erano iscritti negli elenchi provinciali delle professioni turistiche: 220 accompagnatori turistici; 81 guide turistiche; 44 guide naturalistico-ambientali; 5 animatori turistici). Stanno nascendo percorsi di formazione per ottenere il patentino di cicloguida, una figura che accompagnerà le migliaia di turisti che arriveranno in bici per scoprire le nostre colline. Si creeranno percorsi con punti di osservazione, saremo pronti a recepire le innovazioni promosse dalla ricerca scientifica – contando sul polo enologico di Conegliano – che renderanno i giovani agricoltori preparati e attenti alla conservazione delle specificità di valore.

Le Pro Loco

Nuove opportunità di sviluppo sociale saranno incoraggiate attraverso l’attività delle molte associazioni, in primis le Pro Loco, che tengono vivi i piccoli paesi promuovendone tradizioni, enogastronomia, folclore, cultura, storia e natura.

Albergo Diffuso

Diventare patrimonio UNESCO pone l’attenzione su come e cosa si costruisce, non di certo per bloccare l’iniziativa economica, ma per cogliere l’occasione e stimolare un recupero intelligente e bello, rispettoso dell’ambiente e del paesaggio. Per questo, il Consiglio Regionale ha approvato un norma che ha l’obiettivo di recuperare ciò che oggi abbiamo nelle nostre colline, farlo diventare un modello di accoglienza che mantiene forte la nostra identità. Abbiamo casali, fienili o ricoveri attrezzi non più funzionali alle esigenze agricole, possiamo dare vita a strutture (ristoranti, sale per degustazioni,…) che rappresentano il cuore della nostra tradizione non solo vinicola ma anche lattiero-casearia, fornedo così anche grandi opportunità di divulgazione delle nostre produzioni agroalimentari.

Cultura, Economia

Quando la cultura genera sviluppo

L’ultimo passo dell’importante opera di riforma del Veneto in ambito culturale è avvenuto con la nuova Legge quadro sulla cultura, una strategica manovra di ammodernamento legislativo che alleggerisce la ‘vecchia’ normativa del settore, ormai non più in linea con le esigenze culturali della società veneta, uniformandola all’attuale quadro legislativo, nazionale ed europeo.

Per sostenere lo sviluppo di tutte le forme di cultura

L’obiettivo è stato quello di dotarci di una normativa che favorisca un’efficace azione di governo e rendere maggiormente godibile il patrimonio e le iniziative regionali, anche con lo scopo di dare un nuovo valore economico, di occupazione e di crescita.
La ricchezza è di avere in ogni comune decine e decine di associazioni, fra cui quelle culturali che spesso affiancano le Amministrazioni nella progettazione e realizzazione di eventi. Il lavoro stesso degli Istituti Scolastici è uno straodinario fermento con ricadute, come possiamo ben immaginare, sull’occupazione di qualità.

Fondi Europei

In questa direzione già da alcuni anni ci stiamo muovendo concretamente attraverso l’utilizzo dei Fondi europei destinati alle imprese culturali, creative e dello spettacolo, consapevoli che il Veneto dispone di uno straordinario bagaglio artistico, storico, identitario e culturale, che, insieme agli eventi di qualità, genera ricchezza e lavoro, diretti e indiretti, essendo elemento chiave per turismo, industria, servizi, attività produttive.

Economia, Sanità

Gli investimenti per il polo ospedaliero integrato

Nuovo polo area critica e medico per l’ospedale di Conegliano.

Per il completo rinnovamento dell’Ospedale di Conegliano verrà realizzato un grande nuovo complesso che ospiterà Area Critica, Medica, Diagnostica e Materno-Infantile.
Il nuovo Polo sarà moderno e sostenibile, tecnologicamente avanzato, flessibile, integrato con il resto del nosocomio e con il territorio e soprattutto incentrato sulla persona.
Sarà un edificio costruito su 6 piani, per un’offerta complessiva di 319 posti letto, con un investimento di 50 milioni di euro e l’obiettivo di offrire un salto di qualità sul fronte dell’assistenza, del comfort, dell’umanizzazione e dei percorsi sia di accesso che interni.
Sarà realizzato con l’avanzo di amministrazione dell’ex Ulss 7 (20 milioni di euro) e con un contributo della Regione di altri 30 milioni di euro.

Inoltre, oltre al mantenimento di tutte le attuali attività è previsto che l’Unità Operativa di Cardiologia di Conegliano diventi Centro di riferimento per l’elettrofisiologia; l’ortopedia diventerà centro di riferimento di zona per la traumatologia; sarà attivata un’Unità operativa semplice dipartimentale di chirurgia vascolare che farà da riferimento al dipartimento di Treviso; sarà attivato l’ospedale di Comunità.

 

Ospedale di Vittorio Veneto

Per l’Ospedale di Vittorio Veneto, che ricordiamo essere Centro di riferimento regionale per il tumore alla laringe, è previsto il potenziamento delle attività del dipartimento testa collo con l’attivazione dell’Unità operativa di chirurgia maxillo facciale; l’attivazione dei posti letto di Rianimazione e dell’Ospedale di Comunità, il potenziamento del Polo unico aziendale per le attività di week e day surgery.
È stato investito e stiamo investendo molto, prova ne è la messa a norma dal punto di vista antisismico (4,5 milioni di euro) e antincendio (1 milione di euro).