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Sostegno alle donne vittime di violenza, parliamone in modo concreto.

C’è un grande movimento intorno, una consapevole presa di coscienza, come si usa dire, rispetto a un tema così grave e difficile da accettare. Nonostante però le molte iniziative attuate – sia a livello nazionale che regionale – i numeri indicano che in Italia c’è ancora un 33% di donne che subisce violenza. Quando si parla di violenza rivolta a una persona si tende a pensare solo alle percosse, ma la violenza fisica è solo l’aspetto più evidente: ci sono altri fenomeni molto frequenti, come stalking, violenza psicologica, economica, fisica, sessuale e violenza assistita (essere testimoni di violenza), che nuoce in particolare i minori presenti.

Nel 2023 sono state finora 106 le donne vittime di omicidio (3 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022), di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner, in aumento rispetto alle 53 dell’anno scorso.

Inoltre i delitti commessi in ambito familiare/affettivo registrano un aumento da 124 a 130 (+5%), seppur con un decremento del numero delle vittime di genere femminile, che da 91 diventano 87.

È necessaria una trasformazione culturale: le notizie di violenza sulle donne che appaiono sui giornali sono solo una parte del problema. Il fenomeno infatti non si limita ai casi che fanno scalpore perché molte donne non si fanno avanti, per varie ragioni. Una misura d’intervento indispensabile riguarda l’accoglienza, l’ascolto e la cura dopo fatti accaduti.

Il nostro sistema territoriale si basa su strutture pubbliche o private no profit che offrono ospitalità e sostegno: si tratta di una rete di Centri AntiViolenza (CAV) e Case Rifugio per donne maltrattate (CR). In particolare, nei Centri AntiViolenza operano persone qualificate che accolgono e ascoltano le donne che hanno subito violenza, intervengono con l’aiuto specifico di psicologi, avvocati, medici e altri professionisti.

Le Case Rifugio sono, invece, abitazioni dove le donne vittime di violenza e i loro figli possono trovare rifugio per interrompere una violenza in corso. Gli indirizzi di queste case sono segreti proprio per proteggere le vittime. L’accettazione può avvenire tramite segnalazione diretta, se proveniente dalla donna vittima di violenza, o dai servizi contattati dalla vittima (come CAV, Pronto Soccorso e numero telefonico 1522).

1522 è il numero da chiamare: è gratuito anche da cellulari, è attivo 24 h su 24, accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Lo stesso numero 1522 serve anche per contattare i Centri AntiViolenza, per avere aiuto o anche solo un consiglio.

Rispondere in tempo e contrastare in modo efficace questo flagello sociale è difficile; ci si può riuscire grazie a un’articolazione di servizi orientati e mostrando alla donna che c’è una via d’uscita a simili situazioni proponendo, tramite una rete di attenzione e protezione, la possibilità di raggiungere il recupero personale.

La rete si sviluppa su tutto il territorio regionale in 26 Centri AntiViolenza, 28 Case Rifugio e numerosi sportelli antiviolenza, la cui attività si basa su diverse linee d’intervento:

  • iniziative volte alla ripresa sociale ed economica delle donne nel loro cammino di uscita dal circuito di violenza
  • potenziamento dei servizi attraverso azioni di prevenzione, assistenza, sostegno e accompagnamento delle vittime
  • azioni per il supporto abitativo, il reinserimento lavorativo e l’accompagnamento nei percorsi di uscita dalla violenza
  • progetti rivolti anche a donne minorenni vittime di violenza e a minori testimoni di violenza (violenza assistita).

Nel 2023 sono previsti una serie di investimenti per un valore totale di quasi 4 milioni di Euro a favore di azioni di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne. 1 milione di euro verrà erogato direttamente dalla Regione, mentre quasi 3 milioni dal Governo, grazie allo specifico decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 22 settembre 2022. Gli interventi regionali non prevedono solo fondi mirati, ma anche norme che regolano il funzionamento dei centri antiviolenza e ne organizzino interventi e attività, adattandoli alle crescenti esigente del territorio.

contro violenza donne | Sonia Brescacin
Sociale

Più fondi, “codice rosa” e rete potenziata per aiutare le donne vittime di violenza

In quel che ho scritto un mese fa in questo blog ho elencato una serie di numeri drammatici sul fenomeno: “nel corso del 2018 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza del Veneto sono state quasi 8.500 e hanno ricevuto informazioni, fatto una segnalazione o ricevuto un consiglio. Di queste, 2.373 (280 in più rispetto al 2017) sono state prese in carico con percorsi di affiancamento, assistenza e protezione”.

Riscrivo questi numeri angosciosi perché dobbiamo essere consapevoli, soprattutto nell’ambito preventivo, che è necessario uno sforzo di tutti per un cambiamento culturale che passa attraverso le azioni di tante associazioni e soprattutto delle scuole. In queste ultime, il bullismo è un primo campanello d’allarme.

Oltre ai centri antiviolenza e delle case rifugio di cui ho parlato nel precedente articolo il nostro sistema sanitario mette a disposizione delle donne una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento.

Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il Pronto Soccorso. Nello specifico, presso alcuni Pronto Soccorso in Italia si sta sperimentando un percorso speciale per chi subisce violenza, contrassegnato da un “codice rosa”: è qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. Per supportare al meglio le vittime di violenza, anche a Treviso è attivo il Codice Rosa in Pronto Soccorso e un protocollo specifico che si attiva nei Consultori Familiari.

La finalità è quella di garantire alla donna in uno spazio protetto e riservato per fornire subito un percorso socio-assistenziale adeguato. Per “codice rosa” s’intende un protocollo dedicato che garantisce una valutazione tempestiva, la presa in carico immediata della donna e degli eventuali figli e l’individuazione delle risposte più appropriate dal punto di vista fisico e psicologico.

È da sottolineare il lavoro prezioso della rete degli assistenti sociali presenti in ogni comune che spesso sono i primi a intercettare le situazioni di disagio sul tema della violenza domestica.

Con una variazione di bilancio, la Giunta Regionale del Veneto ha aumentato i finanziamenti per i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, al fine di sostenerli nell’importante attività di accompagnamento delle donne prese in carico in un percorso di recupero della serenità e di una vita autonoma e normale.

La Regione Veneto ha messo a disposizione quest’anno 600.000 € (100 mila in più rispetto allo scorso anno) del proprio bilancio in favore dei 22 centri antiviolenza e delle 22 case rifugio presenti nel territorio veneto.

Quindi attenzione economica, ma soprattutto un costante sviluppo delle reti di ascolto e accoglienza e un altrettanto impegno a incrementare le azioni di che azioni che svolgono le associazioni e le scuole in questo ambito.

Elenco centri antiviolenza

Elenco case rifugio

(elenchi aggiornati al 2 luglio 2019)