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Sanità, Sociale

Per promuovere il moto nelle donne operate al seno nasce il progetto “Dragon Boat in Rosa”

È stato dimostrato che l’attività fisica regolare riduce il rischio di sviluppare il cancro al seno. Inoltre, un adeguato esercizio fisico migliora la tollerabilità delle terapie e riduce il rischio di recidiva dopo una diagnosi di tumore trattabile. Particolarmente efficace risulta essere l’attività sportiva svolta in gruppo, preferibilmente attraverso attività piacevoli con una lieve competizione.

Per questo, nell’ambito della campagna ‘Vivo Bene’ per supportare il Piano Regionale Prevenzione, da tempo ormai la Regione Veneto si impegna per diffondere ampiamente la pratica motoria nella prevenzione e gestione delle malattie croniche.

Una pratica sempre più popolare è il Dragon Boat, antica disciplina orientale che coinvolge squadre di vogatrici o vogatori (una decina) su imbarcazioni leggere caratterizzate dal simbolo della testa di drago sulla prua. Uno studio condotto nel 2019 presso l’Università di Padova ha confermato che questa pratica sportiva è efficace nel migliorare la qualità della vita delle pazienti oncologiche. Particolarmente utili sono gli esercizi leggeri di allungamento muscolare, che favoriscono la riabilitazione del braccio dal lato dell’intervento e riducono il rischio di sviluppare linfedema (che attualmente colpisce oltre il 20% delle pazienti che hanno subito interventi chirurgici o radioterapici per il cancro al seno), condizione cronica e debilitante associata al gonfiore dell’arto superiore.

La Giunta regionale ha stanziato 50.000 Euro per sostenere il Dragon Boat come attività motoria per le Breast cancer survivors. Questo sostegno sarà indirizzato alle associazioni che promuovono i benefici dell’attività fisica e dello sport, offrendo alle donne operate al seno l’opportunità di praticare questa disciplina.

Diverse associazioni del territorio sono coinvolte nel progetto, con l’Associazione U.G.O. Unite Gareggiamo Ovunque onlus di Padova come capofila e poi Forza Rosa Donna 2000, Jesolo/Cavallino (VE); Trifoglio Rosa Mestre, Mestre Venezia; Pink Lioness in Venice, Venezia; San Donà Di Piave, San Donà di Piave (VE); Akea Rosa LILT-Treviso; Pink Darsena del Garda, Bardolino (VR); Brentane, Bassano del Grappa (VI).

Saranno organizzati eventi di lancio, open day e momenti informativi per sensibilizzare sia il pubblico che gli operatori sanitari sui benefici del Dragon Boat.

L’obiettivo è anche quello di promuovere la Giornata veneta del “Dragon Boat in rosa”, una competizione tra squadre regionali e nazionali. Questo evento servirà anche a mettere in rete le varie realtà locali e rendere questa pratica motoria accessibile a un maggior numero di donne.

Con il Veneto designato come Regione Europea dello Sport nel 2024, si rafforza l’impegno per investire nello sport, non solo a livello agonistico. Sono previsti finanziamenti per l’ammodernamento degli impianti sportivi, con un’attenzione particolare alle esigenze delle persone con disabilità.

Vi terrò informati tempestivamente sui bandi straordinari che si apriranno dedicati alla pratica sportiva.

Sicurezza stradale

Sicurezza stradale: infrastrutture e sensibilizzazione

Sul tema della sicurezza stradale, l’impegno della Regione si è concretizzato in diversi ambiti di intervento.

Infrastrutture

Solo nel periodo 2016-2022, con la Legge 39/91 sulla sicurezza stradale sono stati più di 600 gli interventi finanziati dalla Regione in materia di sicurezza stradale e ammodernamento della rete viaria, con un investimento complessivo pari a 205.350.000 euro realizzato in partnership con le amministrazioni comunali. Sono state completate 117 nuove rotonde o miglioramenti alle intersezioni stradali, 212 nuovi tratti di piste ciclabili e percorsi pedonali. Sono stati effettuati anche 278 interventi per migliorare la sicurezza e riqualificare la rete stradale, inclusa la costruzione di nuove strade. Un risultato che si traduce in prevenzione, riducendo notevolmente la pericolosità dei tratti viari interessati.

Educazione e sensibilizzazione

L’impegno regionale si realizza anche e soprattutto attraverso un’azione orientata all’educazione e alla sensibilizzazione alla prevenzione degli incidenti stradali, soprattutto coinvolgendo i più giovani, ossia gli automobilisti di domani, attraverso progetti innovativi per lo sviluppo di nuove tecnologie atte al miglioramento della sicurezza stradale e azioni volte valorizzare collaborazioni e sinergie tra enti.

Lo scorso anno, ad esempio, è stato attivato il tavolo operativo (unico in Italia) tra Regione, Ufficio Scolastico regionale e concessionarie autostradali disciplinato da uno specifico Protocollo d’Intesa per la messa a sistema di attività formative rivolte agli studenti del territorio regionale: il tavolo tecnico si è riunito con cadenza mensile e ha già definito un programma formativo da presentare alle scuole superiori tramite l’Ufficio scolastico regionale.

Veneto per la Salute

Nell’ambito del Piano Regionale Prevenzione (2020-2025) si aggiunge il protocollo d’intesa “Veneto per la Salute”, sottoscritto da Regione, Ufficio scolastico regionale e altri enti, all’interno del quale sono presenti programmi specifici che promuovono, ancor prima che la sicurezza, la salute dei nostri giovani attraverso una scuola che diventi un ambiente favorevole all’adozione di stili di vita salutari, prevenendo e contrastando l’uso di sostanze e l’abuso di farmaci, promuovendo al contempo la diffusione di una cultura della sicurezza e della mobilità sostenibile.

Per quanto riguarda la sicurezza stradale, i dati regionali di incidentalità confermano l’efficacia delle politiche intraprese e una tendenza in progressiva riduzione: dopo un aumento attorno ai primi anni 2000, si registra ora un trend in diminuzione, passando da 33,2 incidenti stradali ogni 1.000 abitanti nel 1991 a 25,5 nel 2021.

Vivi Bene Veneto

Teniamo sempre presente che solo promuovendo la cultura della sicurezza educhiamo i nostri giovani a essere cittadini migliori, capaci di rispettare sé stessi, gli altri e la stessa comunità; fondamentale è dunque orientare l’azione di sensibilizzazione verso i giovani, evitando un atteggiamento di imposizione e di paura ma, al contrario, puntando a coinvolgere e responsabilizzare le nuove generazioni, con un approccio moderno con il quale hanno più confidenza.

Proprio in quest’ottica si è sviluppata l’ultima iniziativa, in ordine di tempo, lanciata dalla Regione: il concorso di idee per l’attuazione di una campagna di sensibilizzazione in materia di sicurezza stradale, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e alle scuole di formazione professionali. Il concorso si proponeva di creare consapevolezza nei ragazzi delle scuole invitandoli a realizzare contenuti sul tema con tre concetti, libertà, responsabilità, sicurezza.

La risposta degli studenti c’è stata, hanno realizzato brevi messaggi sulla prevenzione stradale, facendo emergere comportamenti giusti/sbagliati. I progetti premiati li trovate qui.

Piloti di Marca

All’impegno regionale si aggiungono iniziative territoriali come quella recentemente avviata dall’ULSS2 con il progetto “Piloti di Marca”, a fronte di bilanci ancora pesanti in tema di incidenti stradali, soprattutto tra i giovani.

Con il coinvolgimento di otto autoscuole del territorio, ci si è posti l’obiettivo di fare prevenzione, sensibilizzando i giovani sulla sicurezza e sul pericolo dell’abuso di alcol e droga, attraverso una riflessione sul valore della responsabilità per sé e per gli altri. Per dare maggiore forza al progetto, sono stati coinvolti anche tre testimonial che vivono sulla loro pelle e raccontano ai futuri utenti della strada le conseguenze provocate da un incidente.

salute bambino mamme
Sanità, Sociale

La salute dei bambini nei primi 1.000 giorni di vita. I numeri e l’impegno del Veneto con Programmi specifici e Piano Regionale di Prevenzione 2020-2025

Per monitorare gli indicatori chiave utili ad aviare la programmazione sanitaria di percorso nascita e salute del bambino nei suoi primi 1.000 giorni di vita, il Ministero della Salute ha attivato il secondo “Sistema di Sorveglianza 0-2 anni sui principali determinanti di salute del bambino”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Si tratta di un’attività di presidio della sanità per migliorare azioni e comportamenti quali la corretta assunzione di acido folico, l’astensione da fumo di tabacco e alcolici durante la gestazione e l’allattamento, l’adesione all’offerta vaccinale, l’allattamento, la posizione corretta in culla, la protezione dall’esposizione agli schermi e la lettura precoce in famiglia.

 

Le mamme e i bambini del Veneto

Dalla relazione è emerso quanto oggi in Veneto le mamme siano accorte in gravidanza, con un minor consumo di alcool e tabacco, che l’allattamento al seno è sopra la media nazionale e che c’è sempre più attenzione alla sicurezza del bambino in casa e in auto. Anche per quanto riguarda l’assunzione dell’acido folico (95,3%), le mamme venete si sono distinte.

In totale sono state coinvolte 35.550 mamme di 18 regioni; 1.768 le mamme venete, reclutate presso i Centri Vaccinali con un alto tasso di adesione: il 96,6%. Il 44% di loro aveva un’età superiore ai 34 anni. Sensibilmente più basse delle relative medie nazionali sono state le percentuali di mamme venete con titolo di studio non oltre la licenza media (9,3% Vs. 14,7%) e con difficoltà economiche (27,4% Vs. 34,5%). 57,4%. La quota di donne al primo parto (similmente alla media nazionale: 54,2%), con un 77,9% di queste che aveva partecipato a un Corso di Accompagnamento alla Nascita (molto meglio della media nazionale, che è del 61,2%).

 

Luci e ombre dei dati su fumo e alcool

Sebbene l’obiettivo resti l’azzeramento, si è rivelata comunque particolarmente bassa la percentuale delle mamme venete fumatrici in gravidanza: solo il 3,5%, quasi la metà della media nazionale (6,4%).

Purtroppo, però – seppur con numeri più bassi della media nazionale – resta la tendenza a ritornare al fumo man mano che ci si allontana dalla data del parto: 7,4% delle mamme di bambini dai 2 ai 5 mesi e 11,7% delle mamme di bambini dagli 11 ai 15 mesi. In termini generali, il 30% dei bambini veneti è ancora esposto al fumo passivo (a causa della madre e/o della persona convivente). Questo dato, comunque, è tra i più bassi in Italia (media nazionale: 38%).

Il 18,9% delle mamme venete (18,6% la media nazionale) ha dichiarato di aver consumato alcool almeno una o due volte al mese durante la gravidanza. Anche qui, similmente al fumo, la quota si alza man mano che ci si allontana dalla data del parto, con dati in linea con quelli nazionali. Il Veneto, però, è tra le regioni con maggiore consumo di alcool pro-capite, perciò il fatto che la percentuale di mamme che consumano alcool sia in linea con la media nazionale è perlomeno rassicurante.

 

L’importanza dell’allattamento al seno

Solo il 10,8% (a fronte di una media nazionale del 13%) dei bambini in Veneto non è mai stato allattato al seno. Tra i 2 e i 3 mesi l’allattamento esclusivo al seno si attesta al 53,3% (46,7% il dato nazionale); al quarto/quinto mese la quota si abbassa al 41,6% (30% il dato nazionale). Sono tutti dati migliori rispetto alla media nazionale e rappresentano l’impegno della Regione Veneto nella promozione dell’allattamento al seno, grazie anche al supporto delle Strutture Ospedaliere del territorio (Protocollo di Intesa alla Rete OMS UNICEF Ospedali Amici del Bambino).

 

Sicurezza in casa e in auto

La Regione Veneto promuove costantemente campagne di sensibilizzazione attraverso il Piano Regionale Prevenzione 2020-2025 in ambito di “salute precoce”: in particolare nella sicurezza negli ambienti di vita. In questo contesto si inserisce un altro dato veneto migliore della media nazionale, quello che riguarda la percentuale di mamme che, a causa di incidenti domestici del bambino, è ricorsa a pediatra, altro medico o pronto soccorso: 11,3%, a fronte di una media nazionale del 12,4%.

Irrisoria la quota di mamme che dichiara di non utilizzare il seggiolino in auto (0,6%), sebbene il 29,0% riferisca che il suo uso risulta difficoltoso. Per i bambini dai 2 ai 5 mesi, il 19,7% delle mamme ha riferito di riscontrare difficoltà nel farli stare seduti e allacciati al seggiolino. La percentuale sale al 37,2% per i bambini dagli 11 ai 15 mesi. Dati in linea con quelli delle altre 17 Regioni monitorate.

Sanità

4 Marzo, Giornata Mondiale per la Lotta contro il Papilloma Virus

In questa importante data voglio dedicare una riflessione sul tema, con l’auspicio di contribuire a diffondere informazioni utili su questa patologia, ma soprattutto sugli importanti strumenti messi in campo per sconfiggerla.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato, nel novembre 2020, la “Strategia globale per accelerare l’eliminazione del tumore cervicale come problema di salute pubblica” per sconfiggere la malattia, più comunemente conosciuta come tumore al collo dell’utero, entro il 2050. Naturalmente è necessario uno sforzo congiunto da parte di tutte le autorità sanitarie a livello nel mondo, ma l’idea di poter sconfiggere una neoplasia così grave è senza dubbio incoraggiante.

Il cancro alla cervice uterina rappresenta ancora, purtroppo, la seconda causa di morte per tumore nelle donne in età fertile. Molto è stato fatto in questi anni, come accennavo prima, per individuare nuove cure, tanto che il tasso di sopravvivenza continua ad alzarsi.

 

La situazione in Italia, dal Pap-test all’HPV-DNA test

In Italia si registrano ogni anno più di 500 decessi a causa tumore del collo dell’utero o cervice uterina, un dato che fortunatamente è in continua e forte riduzione fin dall’inizio degli anni Ottanta, per effetto delle campagne di screening per diagnosi precoce tramite il Pap-test, introdotto negli anni Cinquanta, che ha permesso di ridurre drasticamente l’incidenza e la mortalità. A questo metodo di prevenzione, negli ultimi anni si è affiancato e sostituito un esame per identificare la presenza di DNA di papillomavirus sulla superficie del collo dell’utero (HPV-DNA test).

 

L’importanza della prevenzione e l’obiettivo europeo “90-90-90”

Attraverso la prevenzione primaria, oggi si può efficacemente contrastare circa il 90% dei nuovi casi di tumore da HPV. A oggi sono molti i Paesi che hanno adottato un programma di prevenzione nazionale contro l’HPV, tra cui l’Italia, dove la vaccinazione è offerta attivamente e gratuitamente ai ragazzi e alle ragazze nel corso del dodicesimo anno di vita.

L’obiettivo europeo è quello di accelerare l’eliminazione del cancro cervicale come problema di salute pubblica entro il 2030, attraverso la strategia che si riassume nel “90-90-90”:

  • 90% della copertura vaccinale per la popolazione target (adolescenti maschi e femmine)
  • 90% accesso gratuito allo screening cervicale nelle donne dai 25 ai 64 anni
  • 90% accesso tempestivo ai trattamenti per cancro cervicale e lesione precancerosa.

 

Il Piano Oncologico Nazionale e il Piano Nazionale Vaccini

L’obiettivo europeo di debellare i tumori causati dal papillomavirus umani è pienamente condiviso dall’Italia e contenuto anche nel nuovo Piano Oncologico Nazionale, recentemente approvato dalla Conferenza Stato Regioni, dove viene ribadito l’obiettivo di vaccinare almeno il 90% della popolazione bersaglio di ragazze nell’Unione Europea e aumentare considerevolmente la copertura vaccinale dei ragazzi entro il 2030.

Anche il nuovo Piano Nazionale Vaccini, in corso di definizione, riporta target elevati per la copertura vaccinale, prevedendo addirittura una copertura del 95% entro il 2030, più alta rispetto alla previsione europea. Target scelto anche dalla nostra regione.

 

L’impegno del Veneto

Il Veneto è fortemente impegnato nella campagna di prevenzione contro il Papilloma Virus (HPV), che può colpire non solo il genere femminile, provocando principalmente il tumore al collo dell’utero, ma anche il genere maschile, con la comparsa di condilomi e, secondo alcune evidenze scientifiche, anche di carcinomi del pene, dei testicoli e uroteliali.

La nostra regione promuove la campagna vaccinale rivolta principalmente ai giovani, dodicenni, di entrambi i sessi. Nonostante le difficoltà incontrate durante le fasi più acute della pandemia, che hanno provocato un inevitabile rallentamento sulla chiamata, si è sempre conservata la capacità di prendere in carico i soggetti richiedenti la vaccinazione, mettendo in atto successivamente un’immediata ripresa e importante spinta sulla campagna vaccinale.

Ricordo che ad oggi in Veneto è prevista l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) agli adolescenti di sesso femminile e maschile della coorte del 12° anno di età fino al compimento dei 18 anni; ai soggetti di sesso femminile e a quelli di sesso maschile che non abbiano aderito o completato il ciclo vaccinale, fino al compimento del 25° anno di età.

Le donne vaccinate contro HPV entro i 15 anni hanno un rischio molto ridotto di sviluppare tumori o lesioni pretumorali, per cui iniziano lo screening a 30 anni. Le donne non vaccinate contro HPV entro i 15 anni, invece, iniziano lo screening a 25 anni.

 

I Programmi di Screening

Al fianco della vaccinazione, è attiva un’importante attività di prevenzione, lo “screening oncologico cervicale”, rivolto alle donne che hanno residenza in Veneto, a partire dai 25 o 30 anni di età, a seconda dello stato vaccinale per la vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV), e fino ai 64 anni. Finora è stata riscontrata una notevole capacità di garantire livelli qualitativi elevati delle prestazioni e ottimi risultati sul piano della prevenzione e della diagnosi precoce. I “Programmi di Screening” hanno lo scopo di ridurre la mortalità, favorendo la diagnosi precoce di tumori e di lesioni che potrebbero evolvere in tumore (lesioni pretumorali), accrescendo così le possibilità di cura e di guarigione, per ridurre la mortalità e nel contempo accrescere le possibilità di cura e di guarigione.

 

Prevenzione, informazione, consapevolezza

Informazione, prevenzione e screening, sono i punti fermi dell’azione regionale, rivolta soprattutto alle giovani generazioni nella lotta contro questo tipo di tumore.

Le procedure previste sono efficaci e gratuite ma serve diffondere l’informazione e la consapevolezza, già in giovane età, sull’importanza degli strumenti offerti a tutta la popolazione, indipendentemente dallo status sociale e dalla provenienza.

Sanità, Sociale

Screening al seno in Veneto, un percorso per rasserenare ogni donna

Ottobre rosa | La vostra Regione è presente

Questo è un mese importante per noi donne. Ad ottobre, infatti, ripartono le campagne sull’importanza della prevenzione e dello screening del tumore al seno.

La Regione Veneto c’è da molti anni e rinnova il suo impegno per sensibilizzare le donne sulla prevenzione e la tutela della salute.

Il tumore al seno è ancora, purtroppo, la neoplasia più frequente tra le donne (si stima intorno al 30% delle nuove diagnosi di tumore) per la quale, la ricerca, la combinazione di una diagnosi precoce e l’introduzione di protocolli terapeutici sempre più innovativi hanno portato la sopravvivenza all’87% a 5 anni dalla diagnosi.

 

Fattori di rischio

Le cause del tumore al seno non sono ancora note, ma è possibile individuare alcuni fattori di rischio, che possono essere:

  • ETÀ: nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di donne con età superiore ai 50 anni.
  • FATTORI ORMONALI: ciclo, prima gravidanza dopo i 30 anni, menopausa, contraccettivi orali e terapie ormonali.
  • STILE DI VITA: sedentarietà, obesità, ma anche alimentazione non equilibrata o abuso di alcol e fumo.
  • FAMILIARITÀ: alcune mutazioni genetiche predispongono effettivamente a questa neoplasia. Infatti, si aggira intorno al 5-7% la percentuale di tumori correlati a una predisposizione genetica.

Dobbiamo essere consapevoli che la migliore cura è la prevenzione. Ciò vale sempre, ma soprattutto per questa patologia.

 

Screening e prevenzione, cosa garantisce la Regione Veneto

Lo screening del tumore al seno è un intervento di sanità pubblica e rientra nella cultura della sanità veneta che ha introdotto i programmi di screening già dagli anni ’90, prima ancora che fossero previsti come obbligatori dal sistema sanitario pubblico con l’introduzione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

La Regione del Veneto predispone il servizio di screening completamente gratuito per tutte le donne tra i 50 e i 74 anni. Alzare l’età di intervento è un impegno di attenzione per la salute della donna; per capire l’importanza, si pensi che a livello nazionale le Regioni hanno l’obbligo di garantire lo screening alle donne fino ai 69 anni.

Ho parlato prima dell’importanza della ricerca: dal 2018 la Regione Veneto finanzia l’Istituto Oncologico Veneto per il “Progetto pilota per lo screening delle giovani donne: protocolli personalizzati dopo la stratificazione del rischio”. Si tratta di uno screening mammografico personalizzato che coinvolge oltre 10 mila donne e che ha consentito, fino ad ora, di individuare precocemente e già alla prima chiamata 64 nuovi casi di tumore in donne asintomatiche, inserendole al trattamento più adeguato.

Questo percorso di ricerca su donne più giovani ci ha portato a fare di più. Nel Nuovo Piano di Prevenzione approvato a dicembre 2021 abbiamo previso, a partire dal 2025, di estendere lo screening anche per le donne dai 45 ai 49 anni. La volontà è quella di fare tutto il possibile per una riduzione della mortalità mediante azioni di contrasto efficiente.

Al di sotto dei 45 anni le evidenze scientifiche oggi non suggeriscono di effettuare lo screening su tutta la popolazione, ma stiamo lavorando sulla possibilità di estenderlo ai casi di familiarità.

 

Oggi abbiamo messo in campo modalità organizzative efficienti

Dal compimento del cinquantesimo anno di età è previsto l’invio di una lettera di invito con cui si propone un primo appuntamento, la cui data può essere eventualmente modificata online o attraverso il numero indicato sulla lettera stessa.

Successivamente alla visita, in caso di esito negativo, l’ULSS di riferimento avvierà la procedura di contatto per un controllo periodico ogni 2 anni. Nel caso in cui, invece, l’esito della mammografia rilevi la necessità di ulteriori approfondimenti, sarà sempre l’ULSS a contattare la paziente per programmarli.

Da anni ormai l’organizzazione del Sistema Sanitario Regionale, anche grazie all’uso di internet, raggiunge capillarmente tutto il territorio Veneto.

Inoltre, grazie alla ROV – Rete Oncologica Veneta – ogni malato, in qualsiasi parte del Veneto venga curato, riceve le stesse cure, terapie e medicinali. Tutte le conoscenze sono condivise in rete tra i vari centri della Regione.

La donna viene presa in carico fin dalla prima diagnosi e accompagnata da equipe sanitarie multidisciplinari per tutto il cammino di diagnosi, cura e follow-up, fino all’augurata guarigione. Il contributo al raggiungimento in modo significativo di importanti risultati è stata l’introduzione e lo sviluppo delle Breast Unit, strutture multidisciplinari specializzate che permettono la pianificazione e l’individuazione dell’opzione terapeutica più adeguata.

 

Facciamo la nostra parte

Per tutte le informazioni relative al programma di screening regionali e gli approfondimenti, riporto di seguito i relativi link:

https://www.regione.veneto.it/web/sanita/screening-mammografico1
https://infogram.com/screening-mammella-veneto-2021-1h8n6m3q19w3z4x?live

Me lo dico ogni mattina: “Dobbiamo volerci bene, prenderci cura di noi stesse”. In primo luogo, attraverso l’adozione di uno stile di vita sano che permetta di tenere sotto controllo il proprio peso, seguendo un’alimentazione corretta ed equilibrata, evitando fattori di rischio quali alcol e fumo e praticando una regolare attività sportiva.

Proprio perché ci vogliamo bene dobbiamo “obbligarci” a effettuare controlli periodici, oltre all’autopalpazione, che già di per sé permette la diagnosi precoce di eventuali forme tumorali.

Aderiamo alla campagna di screening, avete capito che è semplice e gratuito, può davvero fare la differenza per ognuna di noi! Ci incoraggiano i numeri: lo scorso anno, in Veneto, la partecipazione allo screening è stata di oltre 260.000 donne (tra i 50 e i 74 anni), la diagnosi di tumore si è verificata in 1.700 casi, dei quali più di mille a uno stadio meno severo.

A questo aggiungo anche l’opportunità, sempre attraverso il Servizio Sanitario, di effettuare ecografie, mammografie e visite senologiche anche per le giovani donne che, per età, non rientrano nel programma di screening ma potenzialmente esposte ad altri fattori di rischio (fattori ormonali, familiarità…).

Parlatene col vostro medico.

Sanità, Sociale

SALUTE IN VENETO: PROGETTI E PREVENZIONE

La sanità veneta è leader nazionale sul fronte dello screening contro il tumore alla mammella

La solidarietà e la sensibilità delle persone sono da sempre ben radicate in Veneto. 35 anni fa, nel 1984, nasceva l’Associazione “Lotta contro i tumori Renzo e Pia Fiorot”, che ancora oggi persegue lo scopo di promuovere iniziative nel campo della prevenzione e dell’assistenza al malato oncologico. L’Associazione ha finanziato l’acquisto di un mammografo 3D (tomosintesi digitale della mammella), che inizialmente doveva essere utilizzato nell’ambito dell’Associazione. Subito però fu chiaro che avrebbe potuto essere un valido strumento d’aiuto per tutte le donne del territorio, perciò fu donato senza indugio all’ospedale di Conegliano. Un grande gesto di collaborazione e altruismo!

Anche la passione e l’impegno non mancano nel nostro territorio. Tre giorni fa si è tenuta la sesta edizione della Corri in Rosa organizzata da Treviso Marathon. I fondi raccolti in occasione della corsa contribuiranno al pagamento del mammografo 3D. L’evento ha avuto un’eco nazionale, tanto che sono arrivate donne da tutt’Italia. Questo mi ha fatto pensare: insieme si raggiungono sempre i risultati più grandi. In Veneto ci sono numerose sedi di associazioni importanti per la lotta contro i tumori, per citarne solo alcune: LILT e AIL.

La prevenzione, si sa, è importante, e non smetteremo mai di dire che può salvare la vita. A maggior ragione quando i mezzi ci sono e i dati sono incoraggianti. L’impegno e i risultati sono ottimi, al punto che il sistema di prevenzione in Veneto raggiunge il 91% delle donne (rispetto all’84% a livello nazionale) e il 78,6% di adesioni delle donne invitate (rispetto al 59,6% a livello nazionale).

Il Veneto è tra le prime sette regioni in Italia che hanno portato a compimento il processo delle Breast Unit. Ormai 21 in Veneto, questi Centri di Senologia sono dotati di un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati e con esperienza specifica in ambito senologico. Nelle Breast Unit la donna viene inserita in un percorso diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, fornendole una risposta rapida e coordinata sulla diagnosi, sul trattamento medico o chirurgico e sulla successiva riabilitazione, senza trascurare l’aspetto psicologico, ereditario ed estetico che a volte possono essere incisivi. Le equipe della Breast Unit dello IOV (Istituto Oncologico Veneto) sono: Radiologia senologica, Anatomia patologica, Genetica medica, Chirurgia senologica, Oncologia senologica, Radioterapia, Psicologia, Equipe riabilitativa. Un’assistenza a 360 gradi, un’eccellenza direi, presente in modo capillare nella nostra Regione.

Ma non ci siamo fermati qui. In Veneto è già partito il primo progetto sperimentale di personalizzazione che prevede uno screening personalizzato per le donne con caratteristiche genetiche a rischio. Il progetto coinvolgerà 11.000 donne – anche giovani e giovanissime – residenti sul territorio, e sarà il primo al mondo, considerato che quello presente negli USA è molto meno veloce. Anche grazie a questo tipo di azioni, oggi in Veneto il tasso di sopravvivenza dopo il percorso di cura è arrivato al 95%.

anti violenza donne | Sonia Brescacin
Sociale

La Regione stanzia più fondi per potenziare nuove strutture e la rete antiviolenza sulle donne

Purtroppo il fenomeno della violenza di genere è in costante aumento. Nel 2018 sono aumentate del 79% le segnalazioni ai centri antiviolenza, una ogni 300 donne residenti.

Il report annuale sull’attività dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio (da oggi online nel sito della Regione Veneto) riporta un aumento del 79% delle segnalazioni, che passano dai 4.733 contatti registrati nel 2017 agli 8.464 dello scorso anno. In media, un contatto su tre diventa un’effettiva presa in carico dalle strutture.

Lo scorso anno i nuovi casi presi in carico dai Centri veneti sono stati 2.373, 280 in più rispetto al 2017. Significa che in Veneto ogni 300 donne residenti una ha preso contatto con un Centro antiviolenza e una ogni 700 è stata presa in carico.

A rivolgersi ai Centri antiviolenza sono in prevalenza le donne italiane (67%), coniugate o conviventi (59%), con un grado di istruzione medio alto (64%) e con un lavoro (52%), quasi sempre con figli (68%). In sei casi su 10 i figli sono testimoni delle violenze, e quindi a loro volta vittime da assistere e proteggere.

Le donne riferiscono agli operatori dei centri di essere vittime in prevalenza di violenze psicologiche (50,6 % delle segnalazioni) e di violenze fisiche (37,5%). Ma solo in un caso su 3 si rivolgono ai servizi di Pronto Soccorso (754 accessi su 2.110 violenze subite) e solo una su quattro prende il coraggio di denunciare la violenza alle Forze dell’Ordine. Percentuale invariata negli anni, nonostante il continuo aumento delle segnalazioni ai Centri antiviolenza.

I percorsi delle donne presso i Centri antiviolenza durano in media un anno e mezzo e in due casi su tre giungono a termine. Quelli di ospitalità e reinserimento nelle Case rifugio durano in media circa tre mesi e nel 50% dei casi consentono alle donne di acquisire una loro autonomia.

Nel corso del 2018 la legge regionale inoltre ha introdotto degli interventi sia per favorire l’autonomia economica abitativa delle donne e una previsione di possibili interventi o comunque di un’attenzione ai percorsi per gli autori di violenza.

 

Accoglienza, ascolto, rifugio e prevenzione

La violenza di genere è un fenomeno sociale che richiede particolare attenzione e conferma l’importanza dei servizi attivi presenti sul territorio e la necessità di potenziarli costantemente.

Il Consiglio Regionale con una variazione del bilancio regionale, ha assegnato 100 mila euro in più alla rete delle strutture antiviolenza, portando così la posta complessiva a 600 mila euro.

Tutte le forze sono messe in campo. La rete dei servizi si è strutturata e qualificata nell’offrire risposte alle donne minacciate e in difficoltà. In Veneto oggi sono attive 44 strutture, 22 Centri antiviolenza e 22 Case rifugio.

A Treviso sono presenti 4 Centri antiviolenza (Vittorio Veneto, Treviso, Montebelluna, Castelfranco) e 1 Casa Rifugio. Presto aprirà ad Asolo una nuova Casa rifugio. Sono inoltre presenti gli Sportelli Donna tra cui quello di San Fior.

Si tratta di un’ottima rete di strutture e servizi pubblici e privati per proteggere le donne, con indici di copertura nettamente superiori alla media nazionale: c’è un centro antiviolenza ogni 120 mila donne e un punto di primo ascolto goni 63 mila donne.

Le risorse regionali sono integrate ai fondi statali e vengono destinate sia al sostegno della rete dei servizi che ad attività formative e di sensibilizzazione, garantendo un supporto indispensabile al lavoro continuativo dei Centri antiviolenza e relativi sportelli e delle Case rifugio. I finanziamenti pubblici in media riescono a coprire più del 70 per cento del costo totale delle strutture.

 

Formazione, informazione, educazione e condivisione

L’impegno ora è il coinvolgimento di comuni, distretti e aziende sanitarie per mettere in rete le esperienze esistenti ad estendere le buone prassi a tutto il territorio regionale, in modo omogeneo. Il fine ultimo è aiutare ogni donna in difficoltà a sentirsi accolta e protette e accompagnata con il miglior percorso possibile verso una condizione di serenità e autonomia.

Fare rete tra istituzioni pubbliche e associazionismo e aiutare tutti i soggetti a collaborare al meglio nel prevenire la violenza contro le donne e nel sostenere le vittime, donne e minori.

Si è conclusa nel mese di maggio una importante attività di formazione del personale sanitario e socio-sanitario, con la collaborazione della Fondazione di Sanità Pubblica e con il CREU (Coordinamento Regionale Emergenza Urgenza).

Questa attività di formazione ha previso lo svolgimento di due fasi: una prima fase in cui sono stati formati, tra medici e infermiere, dei “formatori interni, perché per riuscire a trasferire un’attività formativa nella materia del contrasto alla violenza contro le donne è più opportuno che chi insegna agli operatori del Pronto Soccorso siano colleghi.

Una seconda fare nella quale i formatori interni, nell’ambito delle singole aziende ULSS, hanno portato a termine un totale di 110 corsi aziendali per quasi 3.000 operatori. Nell’attività di formazione sono stati coinvolti, oltre la figura prettamente sanitaria, gli operatori dei centri antiviolenza, le Forze dell’ordine, gli avvocati, per dare una visione a 360 gradi della problematica del contrasto alla violenza di genere.

A breve verrà promosso una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione, perché le donne sappiano a chi rivolgersi per chiedere aiuto e sostegno.

A favore della prevenzione saranno inoltre attivati, nell’anno scolastico 2019/2020, dei voucher educativi nella materia specifica del contrasto alla violenza di genere: si tratta di percorsi educativi proposti da enti con competenza specifica in materia che vengono messi a disposizione delle scuole, che possono quini sceglierli nella disponibilità per la specifica Provincia.

Il report 2019 sugli interventi regionali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne è consultabile a questo indirizzo http://www.regione.veneto.it/web/relazioni-internazionali/rilevazione-delle-strutture-regionali