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SANITÀ VENETA

LE ULTIMISSIME… DALLA PRIMA IN ITALIA

DALLA QUALITÀ DELLE CURE ALLE NUOVE AMBULANZE, DAI PROGETTI CONTRO IL CYBERBULLISMO AI FUTURI MEDICI A TREVISO… SONO TANTE LE SFIDE CHE OGNI GIORNO LA SANITÀ VENETA PORTA AVANTI (E VINCE). VEDIAMOLE UNA PER UNA.

 

LA REGIONE VENETO PRIMA IN ITALIA PER LA QUALITÀ DELLE CURE

La prima grande conferma della qualità della Sanità veneta è arrivata i primi giorni del 2020 quando è uscita la griglia LEA definitiva con cui il Ministero della Salute monitora il livello di qualità delle cure relative al 2018. Il Veneto, con 222 punti su un massimo di 225, assicura, meglio di tutti in Italia, i livelli essenziali di assistenza (da cui l’acronimo LEA), ovvero quelle prestazioni sanitarie che ogni Regione dovrebbe garantire ai propri cittadini. Sul podio, a pochissima distanza dal Veneto, c’è l’Emilia Romagna (221) e la Toscana (220), seguono il Piemonte (218 punti), la Lombardia (215), la Liguria (211) e l’Umbria (210).

Condivido le parole del Presidente della Regione Zaia quando dice che “Rispettare 33 parametri di qualità con 222 punti su 225 totali significa erogare pressoché al 100% i Livelli Essenziali di Assistenza e rispettare la Costituzione, che li prevede come obbligo della sanità concepita in modo universalistico”. Questi risultati ci fanno onore, ma ci fanno anche capire quanto lavoro c’è dietro, e quanto di più dobbiamo impegnarci per ottenere risultati migliori, quanti progressi e investimenti dobbiamo adottare in nuove tecnologie e personale sanitario.

Come si calcolano le performance?

I 33 parametri di qualità sono suddivisi in tre macro categorie: ospedale, distretto e prevenzione. Ogni parametro, o meglio indicatore, ha un peso e la somma di tutti questi valori dà luogo a un punteggio, che va da un minimo di -25 a un massimo di 225. All’interno delle macro categorie troviamo: la copertura vaccinale, l’adesione agli screening, il tasso di ospedalizzazione e il numero di posti letto o di ricoveri inappropriati fino al numero dei parti cesarei o i tempi di reazione tra la chiamata al 118 e l’arrivo dell’ambulanza e, ancora, gli interventi al femore svolti entro 48 ore dalla diagnosi di frattura. Nella griglia LEA troviamo tutte le Regioni, compresa la Sicilia, ma escluse la Valle d’Aosta, le due Province Autonome di Bolzano e Trento, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna dal 2010. Che dire? È una soddisfazione per tutti noi, per quelli che lavorano in Consiglio Regionale, per i bravi medici e i bravi infermieri e per tutti coloro che danno il massimo in corsia ogni giorno. L’obbiettivo comune è la salute, e da questi dati non possiamo che andare fieri di essere cittadini del Veneto.

 

I PERICOLI DEL WEB: UN GIOCO DI SQUADRA PER AFFRONTARLI

Qualche anno fa la Regione ha istituito un Tavolo di lavoro i cui obiettivi, sul piano regionale, si traducono nel coordinamento degli interventi di prevenzione, contrasto e riduzione del rischio di bullismo e cyberbullismo, nonché nel monitoraggio dello stesso, in abito scolastico, ma anche nei contesti extrascolastici. All’interno del Tavolo nascono iniziative come il ciclo di incontri “In rete per la rete. Gioco di squadra contro i pericoli del web”per tutti quei genitori e/o adulti che hanno responsabilità educative, sui rischi e le potenzialità del web. Gli incontri sono organizzati dall’Ulss 2, dall’Ufficio Scolastico di Treviso, dalla Polizia Locale della Città di Treviso, dalla Regione Veneto e dalle associazioni “Protetti in rete” e “Soprusi Stop”. Oggi, l’accesso al web, per svago o per lavoro, è alla portata di tutti e, nonostante nessuno possa negare che sia uno strumento utile, è chiaro a tutti che necessita di un uso consapevole che protegga, specie gli adolescenti, da rischi e nuove dipendenze. Gli incontri si terranno anche a Castelfranco, Mogliano e Treviso, mentre a Conegliano sono già programmati presso l’Aula Magna dell’Istituto Francesco Da Collo per il 4, l’11 e il 18 febbraio alle ore 20.30.

 

MAXI OPERAZIONE IN VENETO: 147 NUOVE AMBULANZE DI CUI 16 A TREVISO

È un’operazione unica in Italia, per il potenziamento tecnologico e numerico del parco veicoli destinato agli interventi sanitari in emergenza/urgenza in Veneto. Si parla di un investimento di 21.779.671 euro. Sono 147 le ambulanze che verranno messe in servizio dopo la chiusura della gara vinta da Azienda Zero della Regione Veneto. La mission dell’Azienda è proprio questa: garantire la razionalizzazione e l’efficientamento dei servizi sanitari delle strutture regionali impiegando le risorse a esse assegnate in modo efficiente. Si tratta di 59 mezzi per le aree urbane ed extraurbane pianeggianti; 66 per uso montano o sterrato; 7 per persone obese; 27 automediche; 15 ambulanze specifiche per le particolari necessità di Croce Verde Verona. I mezzi, che andranno a implementare le rispettive esigenze di rinnovo o rafforzamento numerico del parco mezzi delle Ulss che ne hanno fatto richiesta, cominceranno a essere distribuiti in primavera. Dei 16 mezzi di soccorso che arriveranno a Treviso, 14 saranno ambulanze urbane e 2 automediche. Operazioni concrete che portano servizi nuovi ed efficienti per la salute dei cittadini.

 

RADIOGRAFIA A DOMICILIO: IL NUOVO SERVIZIO DELL’ULSS 2

Un altro nuovo importante servizio che propone l’Ulss 2 e che si orienta nell’ottica di un’organizzazione sanitaria che va a colmare i disagi delle persone più fragili della società. Dal 1° febbraio gli esami radiologici del torace e dei piccoli segmenti ossei nei pazienti fragili potranno essere effettuati nelle case di riposo. In questa prima fase del progetto il servizio interesserà l’area di Treviso per poi essere esteso, in una seconda fase, a tutto il territorio dell’Ulss 2. Il progetto, inaugurato lunedì 20 gennaio al Ca’ Foncello, permetterà di azzerare tutti i disagi, per pazienti fragili e familiari, legati al trasferimento nella struttura ospedaliera per questo tipo di visite. La sicurezza degli esami e il raggiungimento di questo obiettivo sono garantiti da una tecnologia all’avanguardia, da certificazioni nazionali e internazionali, dalla professionalità degli operatori coinvolti e dai mezzi di protezione.

 

FACOLTÀ DI MEDICINA A TREVISO: ARRIVA LA SEDE PER I MEDICI DEL FUTURO

L’offerta universitaria di Treviso si amplia e raggiunge il campo della medicina. Il Senato Accademico dell’università di Padova ha approvato l’attivazione della sede di Treviso per il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia. Il corso sarà attivo a partire dal prossimo autunno, con l’avvio dell’anno accademico 2020/2021. In attesa del completamento della Cittadella della salute accanto al Ca’ Foncello, le lezioni saranno tenute negli spazi messi a disposizione dell’Ordine dei Medici di Treviso e in altre strutture dedicate all’attività accademica dell’azienda sanitaria. Il progetto della Cittadella prevede laboratori e aule per gli studenti per un totale di 500 posti, in grado così di ospitare il ciclo completo (6 anni) di Medicina.

 

ASSUNZIONE DEGLI SPECIALIZZANDI DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA

Una svolta, un vero e proprio cambiamento di prospettiva. Per i futuri medici sarà possibile continuare la formazione in corsia, con veri e propri contratti. Il presidente Luca Zaia e i rettori delle Università di Padova e Verona, Rosario Rizzuto e Pier Francesco Nocini, hanno sottoscritto a Venezia un protocollo d’intesa che consentirà l’assunzione di medici specializzandi con contratti di formazione e lavoro. All’interno del programma sono state inserite anche le scuole di specializzazione, dove i 197 specializzandi al quarto e quinto anno potranno essere assunti con contratti a tempo determinato a 32 ore e uno stipendio di 2300 euro al mese. La svolta sta nella collaborazione diretta con gli atenei e consente di dare una risposta veloce alla carenza di medici sul territorio, senza smettere però di pensare alla formazione. Le prime sette assunzioni? A Verona e a Padova.

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I CAMMINI VENETI

I percorsi del turismo lento in Veneto sono stati riconosciuti e tutelati dalla normativa del Consiglio regionale

Il “Veneto a piedi” regala una grande varietà di paesaggi; da un punto di vista naturalistico, la regione è caratterizzata da diversi ecosistemi naturali, si va dalle foreste di conifere delle Dolomiti ai boschi sempreverdi della costa adriatica, dal paesaggio fluviale a quello lacustre, a quello collinare. C’è anche l’aspetto storico che connota il territorio: lungo i Cammini, infatti, si alternano città artistiche e paesi che sono stati la culla di numerose civiltà. Lo possiamo definire un patrimonio culturale e ambientale che merita di essere conosciuto e scoperto come un vero tesoro.

Itinerari culturali di interesse europeo

Dal 1987 il Consiglio d’Europa ha promosso il riconoscimento dei Cammini quali itinerari culturali di interesse europeo. I Cammini sono diventati attrattori turistici rappresentando una nuova modalità di fruire il territorio e il paesaggio con le sue ricchezze architettoniche e culturali, secondo il principio della mobilità dolce. Con questa proposta normativa, vengono riconosciuti ulteriori Cammini, di interesse culturale, architettonico, paesaggistico ed enogastronomico, rispetto a quelli per cui si stanno realizzando i processi di riconoscimento dello status di itinerario culturale di interesse del Consiglio di Europa, nella convinzione che un ampliamento dell’offerta di queste particolari esperienze possa costituire una nuova attrattiva turistica e culturale. II cosiddetto turismo lento potrà creare nuove destinazioni grazie al contributo, e necessaria sinergia, tra Enti Locali e tutti i soggetti pubblici e privati interessati che operano lungo il percorso.

La normativa veneta

Il Cammino di Santiago con i suoi 300.000 pellegrini all’anno è sicuramente quello che ha solcato la strada per gli altri ma anche il Veneto può pregiarsi di avere i suoi importanti Cammini; sono itinerari di fede e di arte, di natura e di enogastronomia, che ora vengono tutelati da questa legge regionale. Approvato all’unanimità dalla commissione cultura del Consiglio regionale, il progetto è stato approvato in aula martedì 21 gennaio per il voto definitivo. Sicuramente è importante riconoscere, valorizzare e promuovere i percorsi già codificati e gli altri ancora in fase di progettazione con la certezza che il sostegno al turismo lento sia un modo per far conoscere i piccoli borghi e la loro economia locale.

Al centro della nuova normativa, che vede in Roberto Ciambetti, primo firmatario e promotore del Pdl 432, approvato martedì 21 gennaio in Consiglio, c’è la costituzione della Rete dei Cammini Veneti, di cui potranno far parte gli itinerari culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa, i percorsi interregionali accreditati dal Ministero dei beni culturali e i tracciati individuati dalla Regione, che entro sei mesi dall’entrata in vigore istituirà un apposito registro. La disciplina prescrive che enti locali, associazioni e consorzi garantiscano l’accessibilità ai tragitti e curino le relative attività di promozione, informazione, comunicazione e animazione turistica. Fabbricati rurali e immobili non utilizzati da almeno cinque anni, anche di proprietà regionale, potranno essere usati come punti di sosta e di ristoro. Quanto alla dotazione finanziaria, per il 2020 sono previsti 300.000 euro per gli interventi di ricognizione, individuazione, segnalazione, manutenzione, ripristino e collegamento dei Cammini, più altri 200.000 per le iniziative mirate alla conoscenza e alla fruibilità da parte dei turisti.

I TRACCIATI

In questa prima fase, la Regione ha censito e pubblicizzato sei tracciati già battuti noti da secoli ma ancora sconosciuti per molti viaggiatori. Il viaggio a piedi ha varie peculiarità ma prima di tutto quella della lentezza che permette di apprezzare e assaporare l’ambiente e i luoghi che si calpestano con i propri passi. La scelta di intraprendere questo tipo di viaggi può essere spinta da varie motivazioni come il desiderio di una ricerca spirituale, dalla voglia di fare scoperte storiche o di immergersi in paesaggi naturali o letterari.

  1. La Via Claudia Augusta

Ripercorrendo l’antica strada romana che collegava Germania, Austria e Italia, la Via Claudia Augusta si snoda dal Danubio all’Adriatico per 600 chilometri, con una biforcazione al suo approdo a Nordest: all’altezza di Trento, un ramo scende verso il Po fino a Ostiglia attraversando la valle dell’Adige, mentre l’altro punta al mare giungendo fino ad Altino.

  1. La Via Romea Germanica

Antica è l’origine anche della Via Romea Germanica, 1022 chilometri dal Brennero a Roma, che dopo aver solcato l’arco alpino entra in Veneto dalla Valsugana e attraversa la pianura costeggiando la fitta rete di fiumi e canali, un tempo navigabili, che scorrono tra Bassano del Grappa, Padova e Rovigo.

  1. La Romea Strata

Ripristinando la trama di rotte che nel Medioevo portavano ai luoghi santi, la Romea Strata si articola a livello veneto in cinque cammini:

La Romea Annia: 278 chilometri da Concordia Sagittaria a Badia Polesine

La Romea Vicetia: 140 chilometri da Rovereto a Montagnana

La Romea del Santo: 50 chilometri da Bassano a Padova

La Romea Postumia: altri 50 chilometri da Verona a Vicenza

La Romea Porciliana: 55 chilometri da Verona a Montagnana

  1. Il Cammino delle Dolomiti

Feltre è invece il punto di partenza e di arrivo del Cammino delle Dolomiti, un anello lungo 500 chilometri che si infila nella quiete della montagna bellunese, toccando punti simbolici per la vita di tre Papi: a Canale d’Agordo sorge la casa natale di Albino Luciani, mentre Lorenzago di Cadore è stato amato e frequentato sia da Karol Wojtyla che da Joseph Ratzinger.

  1. Il Cammino di Sant’Antonio

Sono 22 le tappe che, nella sua interezza, scandiscono il Cammino di Sant’Antonio: 431 chilometri da Camposampiero o da Venezia fino agli Appennini, ricompiendo a ritroso i passi mossi dal frate per andare a evangelizzare le genti dell’Italia settentrionale. Una versione ridotta, pari ai 24 chilometri che vanno da Camposampiero a Padova, costeggiando il santuario dell’Arcella e approdando alla basilica del Santo, ripropone l’ultimo pellegrinaggio effettuato dal predicatore ormai morente, su un carro trainato dai buoi il 13 giugno 1231.

  1. Il Cammino Fogazzaro-Roi

Tutto vicentino è il Cammino Fogazzaro-Roi, 80 chilometri da Montegalda a Tonezza del Cimone, destinato a omaggiare i luoghi dello scrittore-senatore Antonio Fogazzaro e del pronipote-diplomatico Giuseppe Roi, fra pievi, borghi e ville venete dichiarate patrimonio Unesco.

La volontà del Consiglio regionale è quella di permettere anche ad altri percorsi di iscriversi al registro. Come il Cammino da San Marco a San Marco, che ogni anno porta il gonfalone dall’omonima piazza di Pai di Sopra, sul Garda, alla celebre basilica di Venezia. Oppure l’itinerario Cammino del Marin Sanudo, minuziosamente descritto dal diarista veneziano che nel 400 girò in un lungo e in largo nei territori della Serenissima. E, perché no, la Via di San Martino, un progetto europeo che da Budapest ad Albenga tocca tutte le località venete legate alla figura del vescovo.

Sanità, Sociale

SALUTE IN VENETO: PROGETTI E PREVENZIONE

La sanità veneta è leader nazionale sul fronte dello screening contro il tumore alla mammella

La solidarietà e la sensibilità delle persone sono da sempre ben radicate in Veneto. 35 anni fa, nel 1984, nasceva l’Associazione “Lotta contro i tumori Renzo e Pia Fiorot”, che ancora oggi persegue lo scopo di promuovere iniziative nel campo della prevenzione e dell’assistenza al malato oncologico. L’Associazione ha finanziato l’acquisto di un mammografo 3D (tomosintesi digitale della mammella), che inizialmente doveva essere utilizzato nell’ambito dell’Associazione. Subito però fu chiaro che avrebbe potuto essere un valido strumento d’aiuto per tutte le donne del territorio, perciò fu donato senza indugio all’ospedale di Conegliano. Un grande gesto di collaborazione e altruismo!

Anche la passione e l’impegno non mancano nel nostro territorio. Tre giorni fa si è tenuta la sesta edizione della Corri in Rosa organizzata da Treviso Marathon. I fondi raccolti in occasione della corsa contribuiranno al pagamento del mammografo 3D. L’evento ha avuto un’eco nazionale, tanto che sono arrivate donne da tutt’Italia. Questo mi ha fatto pensare: insieme si raggiungono sempre i risultati più grandi. In Veneto ci sono numerose sedi di associazioni importanti per la lotta contro i tumori, per citarne solo alcune: LILT e AIL.

La prevenzione, si sa, è importante, e non smetteremo mai di dire che può salvare la vita. A maggior ragione quando i mezzi ci sono e i dati sono incoraggianti. L’impegno e i risultati sono ottimi, al punto che il sistema di prevenzione in Veneto raggiunge il 91% delle donne (rispetto all’84% a livello nazionale) e il 78,6% di adesioni delle donne invitate (rispetto al 59,6% a livello nazionale).

Il Veneto è tra le prime sette regioni in Italia che hanno portato a compimento il processo delle Breast Unit. Ormai 21 in Veneto, questi Centri di Senologia sono dotati di un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati e con esperienza specifica in ambito senologico. Nelle Breast Unit la donna viene inserita in un percorso diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, fornendole una risposta rapida e coordinata sulla diagnosi, sul trattamento medico o chirurgico e sulla successiva riabilitazione, senza trascurare l’aspetto psicologico, ereditario ed estetico che a volte possono essere incisivi. Le equipe della Breast Unit dello IOV (Istituto Oncologico Veneto) sono: Radiologia senologica, Anatomia patologica, Genetica medica, Chirurgia senologica, Oncologia senologica, Radioterapia, Psicologia, Equipe riabilitativa. Un’assistenza a 360 gradi, un’eccellenza direi, presente in modo capillare nella nostra Regione.

Ma non ci siamo fermati qui. In Veneto è già partito il primo progetto sperimentale di personalizzazione che prevede uno screening personalizzato per le donne con caratteristiche genetiche a rischio. Il progetto coinvolgerà 11.000 donne – anche giovani e giovanissime – residenti sul territorio, e sarà il primo al mondo, considerato che quello presente negli USA è molto meno veloce. Anche grazie a questo tipo di azioni, oggi in Veneto il tasso di sopravvivenza dopo il percorso di cura è arrivato al 95%.

Giornate dello Sport
News

||* NEWS *|| SCUOLA: VIA LIBERA ALLE GIORNATE DELLO SPORT NEL 2020, CONTRIBUTO REGIONALE DI 150 MILA EURO PER INCENTIVARE LA LIBERA INIZIATIVA DEGLI ISTITUTI

Da tre anni le Giornate dello Sport sono inserite nel calendario scolastico del Veneto, in tutti gli istituti di ogni ordine e grado, pubblici e paritari. Dal 28 al 29 febbraio 2020 sono in programma i prossimi eventi e la Regione conferma il proprio sostegno organizzativo e finanziario alla programmazione delle scuole stanziando 150 mila euro di contributi e definendo con una apposita delibera le linee guida e le modalità organizzative delle Giornate dello Sport per l’anno scolastico 2019-2020.

La Regione invita le scuole a promuovere l’attività sportiva non solo con approfondimenti interdisciplinari, ma anche dal punto di vista pratico, privilegiando la collaborazione con le società sportive dilettantistiche, in grado di fornire agli studenti percorsi sportivi a prezzi agevolati anche al di fuori delle Giornate dello sport. Un’attenzione particolare è riservata ai progetti che fanno conoscere gli sport invernali nei comprensori sciistici del Veneto. Proprio per favorire la pratica diretta dello sport le scuole possono organizzare l’attività sportiva ‘outdoor’ anche in periodi diversi da quelli indicati dal calendario scolastico: dal 7 gennaio fino alla chiusura degli impianti, per gli sport invernali; e dal 29 febbraio al 15 maggio per gli altri sport all’aria aperta.

Gli istituti scolastici avranno tempo sino al 31 ottobre per presentare i progetti delle Giornate 2020. I contributi regionali privilegeranno le iniziative ‘di rete’ che collegano più scuole, progetti inclusivi rivolti agli studenti con disabilità, accordi di collaborazione e di cofinanziamento tra scuole, associazioni sportive ed enti del territorio e, infine, progetti che prevedano il coinvolgimento diretto delle famiglie.

Il Veneto è stata la prima regione in Italia ad aver introdotto questa novità nel calendario scolastico e dopo tre anni di esperienza, che hanno visto la crescente partecipazione da parte delle scuole e progetti di qualità, la scelta non può che essere quella della conferma e del consolidamento di questa opportunità educativa, nella convinzione che lo sport non è solo salute e prevenzione, ma soprattutto educazione ai valori e strumento di inclusione, conoscenza e cultura. Attenzione viene rivolta ai progetti delle scuole che prevederanno iniziative educative contro la droga e il doping al fine di veicolare attraverso lo sport l’acquisizione  di competenze rivolte alla conoscenza di sé e delle proprie capacità, e quindi lo sport diventa strumento di benessere e di autoconsapevolezza, generatore di salute psicofisica e addestramento agli obiettivi e alle regole.

Nello scorso anno scolastico sono stati 329 i progetti finanziati dalla Regione Veneto (205 per gli sport vari e 124 per gli sport invernali) con il coinvolgimento di 590 mila studenti delle scuole di ogni ordine e grado, nelle sette province venete. Nell’anno scolastico 2017-18 i progetti finanziati erano stati 305, di cui 99 dedicati agli sport invernali. Nel primo anno di avvio della sperimentazione (2016-17) i progetti finanziati furono 298, di cui 80 dedicati agli sport invernali.

 

contro violenza donne | Sonia Brescacin
Sociale

Più fondi, “codice rosa” e rete potenziata per aiutare le donne vittime di violenza

In quel che ho scritto un mese fa in questo blog ho elencato una serie di numeri drammatici sul fenomeno: “nel corso del 2018 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza del Veneto sono state quasi 8.500 e hanno ricevuto informazioni, fatto una segnalazione o ricevuto un consiglio. Di queste, 2.373 (280 in più rispetto al 2017) sono state prese in carico con percorsi di affiancamento, assistenza e protezione”.

Riscrivo questi numeri angosciosi perché dobbiamo essere consapevoli, soprattutto nell’ambito preventivo, che è necessario uno sforzo di tutti per un cambiamento culturale che passa attraverso le azioni di tante associazioni e soprattutto delle scuole. In queste ultime, il bullismo è un primo campanello d’allarme.

Oltre ai centri antiviolenza e delle case rifugio di cui ho parlato nel precedente articolo il nostro sistema sanitario mette a disposizione delle donne una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento.

Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il Pronto Soccorso. Nello specifico, presso alcuni Pronto Soccorso in Italia si sta sperimentando un percorso speciale per chi subisce violenza, contrassegnato da un “codice rosa”: è qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. Per supportare al meglio le vittime di violenza, anche a Treviso è attivo il Codice Rosa in Pronto Soccorso e un protocollo specifico che si attiva nei Consultori Familiari.

La finalità è quella di garantire alla donna in uno spazio protetto e riservato per fornire subito un percorso socio-assistenziale adeguato. Per “codice rosa” s’intende un protocollo dedicato che garantisce una valutazione tempestiva, la presa in carico immediata della donna e degli eventuali figli e l’individuazione delle risposte più appropriate dal punto di vista fisico e psicologico.

È da sottolineare il lavoro prezioso della rete degli assistenti sociali presenti in ogni comune che spesso sono i primi a intercettare le situazioni di disagio sul tema della violenza domestica.

Con una variazione di bilancio, la Giunta Regionale del Veneto ha aumentato i finanziamenti per i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, al fine di sostenerli nell’importante attività di accompagnamento delle donne prese in carico in un percorso di recupero della serenità e di una vita autonoma e normale.

La Regione Veneto ha messo a disposizione quest’anno 600.000 € (100 mila in più rispetto allo scorso anno) del proprio bilancio in favore dei 22 centri antiviolenza e delle 22 case rifugio presenti nel territorio veneto.

Quindi attenzione economica, ma soprattutto un costante sviluppo delle reti di ascolto e accoglienza e un altrettanto impegno a incrementare le azioni di che azioni che svolgono le associazioni e le scuole in questo ambito.

Elenco centri antiviolenza

Elenco case rifugio

(elenchi aggiornati al 2 luglio 2019)

 

donazioni sanità | Sonia Brescacin
Sanità, Sociale

Approvata la legge regionale per incentivare e agevolare le donazioni dei cittadini nel settore sanitario

Nasce considerando il patrimonio di sensibilità dei Veneti

Una persona su 10 in Veneto fa volontariato attivo partecipando a quella moltitudine di associazioni che rendono splendidamente vitale la nostra Regione. La generosità e la sensibilità dei Veneti si esprimono anche mediante le tante attività che generano risorse per la comunità, come le raccolte fondi collettive avviate da associazioni e comitati e le donazioni di persone e aziende: mezzi destinati ad acquisire macchinari e fornire servizi agli ospedali e alle tante attività che si prendono cura delle persone. C’è di che essere orgogliosi.

Sono molte le iniziative in questo senso: mammografi di ultima generazione, macchinari sofisticati di diagnostica… Un’attenzione forte, in questo senso, alle nuove tecnologie o alla diffusione di servizi che alleviano le difficoltà delle famiglie come i trasporti l’assistenza. Strumenti e servizi essenziali – a volte semplici, a volte più complessi – che hanno davvero permesso di salvare la vita a tantissime persone e ad altre di aumentarne la qualità.

 

Una legge Regionale per rendere agevole la generosità

Per far sì che anche dal gesto più piccolo si possa raggiungere un grande obiettivo, per potenziare ancora di più la solidarietà nel settore dell’assistenza sanitaria, ad esempio, è fondamentale rendere esplicito ai cittadini privati e alle associazioni quali siano le necessità e i bisogni più urgenti, aiutandoli a scegliere con maggior conoscenza e consapevolezza. Ecco il perché di un progetto di legge che promuove le donazioni – di cui sono la prima firmataria – che martedì 9 luglio è stato approvato dall’aula di Palazzo Ferro-Fini e dal titolo «Interventi regionali in materia di donazioni in Sanità».

«Non passa giorno in cui sulle pagine dei giornali non leggiamo delle donazioni di privati cittadini, associazioni o comitati a ospedali e case di cura. Con questa proposta di legge abbiamo voluto creare un ponte tra il cittadino e le Ulss, le aziende ospedaliere e tutte le altre strutture del settore, dalle aziende ospedaliere universitarie integrate all’Istituto Oncologico Veneto. In base a questa legge, le strutture potranno preparare, insieme ai rispettivi primari, una lista di esigenze in grado di fornire uno spunto ai cittadini per le loro donazioni».

 

Un lista per aiutare a indirizzare il proprio desiderio di donare

I direttori delle Ulss e i primari conoscono meglio di tutti la programmazione regionale e sanno ciò che può migliorare il servizio sanitario, rendere più accogliente un reparto o, ancora, agevolare il lavoro dei sanitari. Chi vorrà fare una donazione potrà così fare riferimento a queste liste, concentrandosi sui beni che sono utili e che migliorano l’assistenza al paziente e la loro qualità di vita.

Vi sono numerosi esempi in tutta la nostra Regione: nella sola provincia di Treviso c’è la “Corri in Rosa” di San Vendemiano, corsa non competitiva per sole donne organizzata da Treviso Marathon e dall’Associazione Renzo e Pia Fiorot, che quest’anno ha donato un mammografo 3D all’ospedale di Conegliano. Pensiamo anche alla LILT di Treviso, che organizza ogni anno la corsa tutta al femminile “Treviso in Rosa” che, tra i diversi obbiettivi raggiunti, può vantare anche quello dell’acquisto di un pullmino per il trasporto dei pazienti oncologici. Sono solo due fra i tanti eventi che promuovono corretti stili di vita: momenti di aggregazione che diventano occasioni importanti per condividere, fare informazione/formazione e prevenzione su temi della salute. E nel contempo raccolgono fondi a favore dei cittadini.

 

Con la nuova legge la Regione valorizza l’impegno della raccolte di fondi per l’acquisto di beni da donare agli Ospedali e garantisce la trasparenza delle procedure

Con questa legge, la Regione può incoraggiare le raccolte fondi finalizzate all’acquisto di attrezzature da donare agli ospedali, prevedendo di stanziare una quota del costo dei macchinari. In questo modo, con un piccolo aiuto finanziario della Regione, il desiderio delle persone di fare del bene può trovare la soddisfazione di raggiungere l’obiettivo di aggiungere una dotazione necessaria alle strutture ospedaliere.

È una legge che persegue la massima trasparenza, perché l’ente che riceve la donazione avrà l’obbligo di rendicontare ogni più piccolo centesimo ricevuto, apponendo all’impianto o alla strumentazione ricevuta un “bollino di garanzia”. Lo stesso vale per i servizi. Questo potrà dare al cittadino uno motivazione in più per esprimere la propria generosità, eliminando a monte il timore di cadere vittima di raccolte improvvisate non chiare nelle finalità, se non di proprie e vere truffe.

 

anti violenza donne | Sonia Brescacin
Sociale

La Regione stanzia più fondi per potenziare nuove strutture e la rete antiviolenza sulle donne

Purtroppo il fenomeno della violenza di genere è in costante aumento. Nel 2018 sono aumentate del 79% le segnalazioni ai centri antiviolenza, una ogni 300 donne residenti.

Il report annuale sull’attività dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio (da oggi online nel sito della Regione Veneto) riporta un aumento del 79% delle segnalazioni, che passano dai 4.733 contatti registrati nel 2017 agli 8.464 dello scorso anno. In media, un contatto su tre diventa un’effettiva presa in carico dalle strutture.

Lo scorso anno i nuovi casi presi in carico dai Centri veneti sono stati 2.373, 280 in più rispetto al 2017. Significa che in Veneto ogni 300 donne residenti una ha preso contatto con un Centro antiviolenza e una ogni 700 è stata presa in carico.

A rivolgersi ai Centri antiviolenza sono in prevalenza le donne italiane (67%), coniugate o conviventi (59%), con un grado di istruzione medio alto (64%) e con un lavoro (52%), quasi sempre con figli (68%). In sei casi su 10 i figli sono testimoni delle violenze, e quindi a loro volta vittime da assistere e proteggere.

Le donne riferiscono agli operatori dei centri di essere vittime in prevalenza di violenze psicologiche (50,6 % delle segnalazioni) e di violenze fisiche (37,5%). Ma solo in un caso su 3 si rivolgono ai servizi di Pronto Soccorso (754 accessi su 2.110 violenze subite) e solo una su quattro prende il coraggio di denunciare la violenza alle Forze dell’Ordine. Percentuale invariata negli anni, nonostante il continuo aumento delle segnalazioni ai Centri antiviolenza.

I percorsi delle donne presso i Centri antiviolenza durano in media un anno e mezzo e in due casi su tre giungono a termine. Quelli di ospitalità e reinserimento nelle Case rifugio durano in media circa tre mesi e nel 50% dei casi consentono alle donne di acquisire una loro autonomia.

Nel corso del 2018 la legge regionale inoltre ha introdotto degli interventi sia per favorire l’autonomia economica abitativa delle donne e una previsione di possibili interventi o comunque di un’attenzione ai percorsi per gli autori di violenza.

 

Accoglienza, ascolto, rifugio e prevenzione

La violenza di genere è un fenomeno sociale che richiede particolare attenzione e conferma l’importanza dei servizi attivi presenti sul territorio e la necessità di potenziarli costantemente.

Il Consiglio Regionale con una variazione del bilancio regionale, ha assegnato 100 mila euro in più alla rete delle strutture antiviolenza, portando così la posta complessiva a 600 mila euro.

Tutte le forze sono messe in campo. La rete dei servizi si è strutturata e qualificata nell’offrire risposte alle donne minacciate e in difficoltà. In Veneto oggi sono attive 44 strutture, 22 Centri antiviolenza e 22 Case rifugio.

A Treviso sono presenti 4 Centri antiviolenza (Vittorio Veneto, Treviso, Montebelluna, Castelfranco) e 1 Casa Rifugio. Presto aprirà ad Asolo una nuova Casa rifugio. Sono inoltre presenti gli Sportelli Donna tra cui quello di San Fior.

Si tratta di un’ottima rete di strutture e servizi pubblici e privati per proteggere le donne, con indici di copertura nettamente superiori alla media nazionale: c’è un centro antiviolenza ogni 120 mila donne e un punto di primo ascolto goni 63 mila donne.

Le risorse regionali sono integrate ai fondi statali e vengono destinate sia al sostegno della rete dei servizi che ad attività formative e di sensibilizzazione, garantendo un supporto indispensabile al lavoro continuativo dei Centri antiviolenza e relativi sportelli e delle Case rifugio. I finanziamenti pubblici in media riescono a coprire più del 70 per cento del costo totale delle strutture.

 

Formazione, informazione, educazione e condivisione

L’impegno ora è il coinvolgimento di comuni, distretti e aziende sanitarie per mettere in rete le esperienze esistenti ad estendere le buone prassi a tutto il territorio regionale, in modo omogeneo. Il fine ultimo è aiutare ogni donna in difficoltà a sentirsi accolta e protette e accompagnata con il miglior percorso possibile verso una condizione di serenità e autonomia.

Fare rete tra istituzioni pubbliche e associazionismo e aiutare tutti i soggetti a collaborare al meglio nel prevenire la violenza contro le donne e nel sostenere le vittime, donne e minori.

Si è conclusa nel mese di maggio una importante attività di formazione del personale sanitario e socio-sanitario, con la collaborazione della Fondazione di Sanità Pubblica e con il CREU (Coordinamento Regionale Emergenza Urgenza).

Questa attività di formazione ha previso lo svolgimento di due fasi: una prima fase in cui sono stati formati, tra medici e infermiere, dei “formatori interni, perché per riuscire a trasferire un’attività formativa nella materia del contrasto alla violenza contro le donne è più opportuno che chi insegna agli operatori del Pronto Soccorso siano colleghi.

Una seconda fare nella quale i formatori interni, nell’ambito delle singole aziende ULSS, hanno portato a termine un totale di 110 corsi aziendali per quasi 3.000 operatori. Nell’attività di formazione sono stati coinvolti, oltre la figura prettamente sanitaria, gli operatori dei centri antiviolenza, le Forze dell’ordine, gli avvocati, per dare una visione a 360 gradi della problematica del contrasto alla violenza di genere.

A breve verrà promosso una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione, perché le donne sappiano a chi rivolgersi per chiedere aiuto e sostegno.

A favore della prevenzione saranno inoltre attivati, nell’anno scolastico 2019/2020, dei voucher educativi nella materia specifica del contrasto alla violenza di genere: si tratta di percorsi educativi proposti da enti con competenza specifica in materia che vengono messi a disposizione delle scuole, che possono quini sceglierli nella disponibilità per la specifica Provincia.

Il report 2019 sugli interventi regionali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne è consultabile a questo indirizzo http://www.regione.veneto.it/web/relazioni-internazionali/rilevazione-delle-strutture-regionali

Cultura

Cultura veneta a scuola, finalmente! Conoscere la nostra storia per continuare a innovare.

Un altro passo in avanti, anzi una pietra miliare, per la nostra Regione che, nella sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco a Venezia ha visto la firma del governatore Luca Zaia e il Ministro dell’istruzione Marco Bussetti sul protocollo d’intesa “per lo sviluppo delle competenze degli alunni in materia di storia e cultura del Veneto”.

Per me è un momento storico, perché il cammino per arrivare a questa decisione è stato lungo ma fortemente – e plebiscitariamente – condiviso dai Veneti con il referendum sull’Autonomia del 22 ottobre 2017. Mi sono emozionata – anche un po’ commossa – perché dopo tanti anni noi Veneti vediamo un atto importante come questo finalmente riconosciuto e sottoscritto dal Governo nazionale.

Il nostro sentirsi Veneti non è un’etichetta politica, ma il cuore di una storia di qualche millennio. È un sentimento innanzitutto culturale, che diventa poi economia e stile di vita. Come non si può non comprendere, infatti, che la nostra mentalità, la nostra intraprendenza, la nostra solidarietà e il nostro desiderio di autonomia hanno una storia antica? Lo sapevano bene già i Romani e l’abbiamo dimostrato in oltre 1.000 anni di Serenissima, quella Repubblica di Venezia che fu capace di costruire un sistema politico ed economico originale, assolutamente nuovo e diverso da quello dei tanti altri staterelli della Penisola.

Arte, cultura, genialità, intraprendenza e saper fare sono cose che incontriamo ovunque nel territorio veneto (basti citare l’Università di Padova – fra le più antiche al mondo – le ville venete, la stessa Venezia…) e che troviamo nell’innovazione, nella tecnologia delle nostre aziende e nel loro saper generare innovazione e conquistare mercati in ogni parte del mondo.

Il produrre benessere è parte di noi, ed è sacrosanto che ogni generazione che affronterà il futuro nella nostra Regione abbia la consapevolezza e l’orgoglio di sapere da dove veniamo, da dove arriva il nostro modo d’essere. Il miracolo del NordEst non è una botta di fortunate coincidenze, ma il risultato di almeno tremila anni di cammino.

Grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questo risultato, Presidente Zaia in testa, per la caparbietà e sagacia con cui difendono questo vantaggio competitivo – la nostra cultura – facendo in modo che diventi parte della formazione scolastica.

Non è solo questione d’identità, in ogni caso fondamentale, ma anche e soprattutto salvaguardia di valori quali la conoscenza, l’intraprendenza, l’innovazione, la solidarietà, la genialità e il coraggio.

Economia

Nuova legge regionale sull’artigianato, un momento storico per il Veneto e la sua economia

La nuova Legge Regionale veneta sull’artigianato riconosce la storia degli artigiani – che coincide con la storia dello sviluppo dell’economia veneta – le cui più profonde radici sono nelle capacità professionali, nelle abilità dell’individuo, nelle relazioni fra soggetti locali e nella coesione sociale.

Il provvedimento ha l’ambizione di fare dell’azione regionale un volano nuovo di crescita, di sviluppo, di aggiornamento, nelle mutate condizioni di mercato dell’impresa artigiana, nella consapevolezza che le imprese hanno bisogno di supporto e hanno di strumenti tecnici per essere più competitive sui mercati.

Con l’umiltà di capire che non è sufficiente una legge per risolvere tutti i problemi quotidiani degli artigiani, ciò nonostante pensiamo sia un buon punto da cui partire per utilizzare in modo efficace le importanti risorse messe a disposizione per le politiche di sviluppo del settore.

Ciò avverrà in particolare con il Piano triennale degli interventi, che vuole essere uno strumento flessibile e dinamico di intervento, nella consapevolezza che gli interessi e i bisogni delle imprese artigiane richiedono anche al legislatore velocità di adattamento ai cambiamenti che le sfide di contesto richiedono.

Oltremodo peculiari sono l’introduzione della figura del maestro artigiano e della bottega scuola perché, oltre a rappresentare un riconoscimento di valore e di un percorso di crescita per l’artigiano, si inseriscono nel percorso di alternanza scuola lavoro, favorendo la creazione di occupazioni di qualità all’interno delle imprese e stimolando l’autoimprenditorialità dei giovani.

Il riconoscimento è anche significativo nell’ambito delle attività che richiedono competenze manuali che si tramandano oralmente: in qualche modo la bottega scuola, il maestro artigiano, può aiutare a salvaguardare.

Per le imprese storiche e artistiche stiamo assistendo all’aumento del turismo che vuole fare esperienza in una bottega storica. Turisti provenienti da Paesi dell’Est come la Russia (ma anche americani e tedeschi) manifestano l’interesse a entrare in un’azienda storica, ad esempio una latteria, un’azienda di meccanica, nella bottega di un incisore di vetro cristallo, o altro, per assistere a una fase di un processo produttivo. La legge valorizza questi aspetti.

Non viene trascurata l’importanza di aprirsi alle nuove opportunità che le tecnologie mettono a disposizione, in modo da rendere disponibili agli artigiani nuovi mercati attraverso l’e-commerce che permette di vendere i propri prodotti direttamente ai consumatori in tutto il mondo.

Ringrazio l’Assessore Roberto Marcato e tutti i colleghi del Consiglio Regionale che hanno permesso di raggiungere questo importante risultato.